Alla fine piazza Bovio era gremita, la manifestazione contro il maxi rigassificatore atteso a fine mese nel porto di Piombino, e in generale contro le fonti fossili e per la giustizia climatica, è stata il consueto successo di partecipazione. Non certo sporcato da un blitz, la notte scorsa, con le immagini di Giorgia Meloni e di Eugenio Giani proiettate sul palazzo Comunale e la fortezza del Rivellino, e accompagnate da svastiche ed epiteti no vax. Si sono subito dissociate sia la Rete no rigas no gnl che la Rete per il clima fuori dal fossile, organizzatori di una iniziativa che ha visto arrivare in città delegazioni di comitati e di associazioni ambientaliste locali di mezza Italia, insieme ai rappresentanti dei sindacati di base Usb e Cobas, di Legambiente, Greenpeace e Fridays for Future, delle tute blu Gkn e, quanto alle forze politiche, dalla presenza di M5s, Rifondazione-Pap e Verdi-Sinistra.

Soddisfatto Ugo Preziosi del comitato locale La Piazza, una delle anime della protesta generalizzata che da mesi e mesi sta accompagnando l’avvicinamento della grande nave rigassificatrice Golar Tundra al porto cittadino: “I comitati per l’ambiente sono tutti qui, non siamo soli in questa battaglia civile”. C’erano naturalmente anche i piombinesi, sempre più preoccupati di fronte alla prospettiva di vivere per tre anni con un maxi rigassificatore a poche centinaia di metri dalle abitazioni. Non per caso in corteo c’erano anche i familiari delle vittime della strage di Viareggio.

Quando i circa tremila manifestanti sono arrivati in piazza Bovio, dopo una pacifica marcia a suon di tamburi, fischietti e bandiere della pace in una città blindata dalle forze dell’ordine, c’è stato un minuto di silenzio per i migranti annegati a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. Poi gli interventi dal palco, compreso quello del sindaco Francesco Ferrari, di Fdi, che però ha smesso di parlare quando dalla folla gli è stato urlato: “Ipocrita, anche la tua premier lo vuole”.

In corteo anche Maurizio Acerbo del Prc: “E’ importante dire no al rigassificatore, sul sì all’impianto si è creata un’unità nazionale che va dal Pd a Calenda fino alla Meloni, che ha tradito Piombino. Invece di comprare il gas liquido dagli Usa, estratto con la tecnica del fracking vietata in Europa, e pagandolo tre, cinque volte di più di quello russo, bisogna investire e creare lavoro nella filiera delle fonti rinnovabili”. Soddisfatto anche Eros Tetti dell’Alleanza Verdi Sinistra: “La lotta compatta dei piombinesi è un esempio per tutti. La risposta alla crisi climatica in corso non può essere certo quella dei rigassificatori”.