Sono una zia arcobaleno. Pietro, il mio adorato nipotino, è arrivato in Italia due estati fa. Desiderato intensamente dai suoi due papà, è venuto al mondo grazie alla donazione di una giovane ragazza americana e alla gestazione di un’altra donna, che ben presto sono diventate di famiglia. Al matrimonio “americano” di mio fratello e del suo compagno erano presenti entrambe, emozionate e felici davanti alla gioia di quella nuova famiglia che avevano contribuito a creare. Pietro è mio nipote, il cugino dei miei figli, il più piccolo della tribù di cugini che affollano la casa della nonna nei giorni di ritrovo famigliare. Pietro è parte della nostra famiglia, totalmente e irrimediabilmente. Eppure la legge non riconosce questa evidenza.

Per la legge io non sono nulla per lui. Sono zia come l’amica di famiglia che diventa zia per affetto. Nient’altro. Perché Pietro non è figlio biologico di mio fratello e nonostante cresca con due papà, per la legge ne esiste uno solo. Succedesse qualunque cosa ai suoi due papà, io sarei trattata come un’estranea. Pietro potrebbe essere adottato. Io non avrei più diritti di quelli del vicino di casa. Se Pietro si facesse male, io non potrei assisterlo in ospedale. Se i miei figli e i loro cugini “regolari” non fossero le persone che sono, potrebbero pretendere di estrometterlo dall’eredità dei nonni. Pietro è una sorta di figlio illegittimo dei nostri tempi. Eliminata l’odiosa distinzione fra figli legittimi, illegittimi, naturali e adottivi, c’è ora una nuova figura di figlio dimezzato, che nasce, cresce ed è amato in una famiglia che la legge riconosce sua solo per metà.

Qualunque sia l’opinione sulla maternità surrogata, questi bambini ci sono, esistono e vanno tutelati. Non è giusto discriminare un bambino per il modo in cui è nato e per l’orientamento sessuale dei suoi genitori. Limitando i suoi diritti e, in primo luogo, il riconoscimento del legame con chi lo ama e lo cresce, si compie un’odiosa ingiustizia. Pietro crescerà e non avrà dubbi su chi sia la sua famiglia. La sua famiglia esiste già.