I partiti attendono la prova del voto per registrare lo stato delle alleanze, magari dare il via a una fase due del governo e persino lanciare un tentativo di dialogo tra le opposizioni. Ma per questo giro di boa, sia alla maggioranza che all’opposizione serve tempo. E allora ecco che quest’oggi, il pre-consiglio dei ministri scaverà qualche altra settimana e darà il via libera all’election day che accorpa il voto delle europee (previsto per l’8 e il 9 giugno) con quello delle elezioni amministrative. Significa che, con ogni probabilità, in quell’occasione si voterà anche in Basilicata e Piemonte. È una decisione soltanto all’apparenza tecnica: sia a destra che a sinistra ci sono coalizioni da rammendare e rapporti di forza da verificare.

ACCADE alla destra, che deve ancora ritrovare gli assetti dopo che il banco di Christian Solinas è saltato in Sardegna, e succede al centrosinistra, dove nelle ultime ore si registra un improvviso sussulto di concordia. Circola infatti un cauto ottimismo per le regionali piemontesi, dovuto al fatto che il tavolo regionale che si consumava da qualche giorno in un’atmosfera gelida è stato rinviato sine die. Secondo le indiscrezioni, ciò potrebbe indicare che sulla gelida scena dei rapporti locali potrebbe intervenire la ratio della politica nazionale. La conferma arriva dallo stesso Giuseppe Conte. «Ho letto che con Elly Schlein ci saremmo incontrati ieri ma non è vero – dice il presidente M5S – Ma con Elly ci sentiamo spesso. Ci confrontiamo su tanti temi, anche sulla situazione sui territori e sulle iniziative politiche: è normale che ci siano contatti». E per la prima volta anche dalla segretaria Pd fanno trapelare che esiste qualche possibilità in più.

«IL CENTRODESTRA – dicono dalla minoranza – vive le stesse difficoltà che incontra il campo progressista ed è ancora alla ricerca del candidato». Il prossimo punto di crisi, dopo la Sardegna, è la Basilicata. Dove la Lega pretende che Forza Italia faccia fare un passo indietro al presidente uscente Vito Bardo. In mezzo a questa contesa, dice lo scenario disegnato da alcuni parlamentari, è facile immaginare che Bardo non convochi le elezioni il 14 aprile. Probabile che cerchi di dilazionare e arrivare, appunto, fino al 9 giugno. Ciò non significa che dall’altra parte, in terra lucana, le cose siano facili. Allo stato, il Movimento 5 Stelle non ha alcuna intenzione di sostenere la candidatura di Angelo Chiorazzo, imprenditore vicino al mondo cattolico e capofila di una rete di cooperative che gestiscono servizi sanitari. È sceso in Campo con la lista Basilicata Casacomune, considerata molto vicina al Partito democratico locale. Ma molti dem non disperano che anche in questa situazione non pesino le gerarchie nazionali. Serve più tempo, appunto, e l’election day garantisce qualche settimana in più.

TUTTO È LEGATO all’evolversi delle prossime scadenze elettorali. La prima Regione ad andare al voto sarà la Sardegna, il 25 febbraio. Se l’ex sottosegretaria allo sviluppo economico del M5S Alessandra Todde dovesse andare oltre le aspettative, i due leader potrebbero considerare quello isolano un modello da seguire. Poi seguirà il voto in Abruzzo, il 10 marzo. Solo successivamente, se davvero dovessero rientrare nell’election day, arriverebbe il turno di Basilicata e Piemonte. Non è escluso, peraltro, che nella stessa occasione si voti anche in Umbria, con un anticipo delle elezioni che altrimenti dovrebbero tenersi in autunno.

INTANTO, Giorgia Meloni oggi pomeriggio si confronterà con i leader dell’opposizione che siedono alla Camera, per il question time. La interrogheranno sul patto di stabilità Conte), sui tagli alla sanità (Schlein), sui risarcimenti per le vittime delle stragi naziste (Magi) e sulla guerra in Medio oriente (Fratoianni). Anche le forze di maggioranza porranno alcuni temi: Forza Italia ne ha annunciato uno sulle privatizzazioni, la Lega sulle politiche per gli anziani, FdI sulle politiche per il mezzogiorno, Noi Moderati sull’assegno di inclusione.