Bombe d’acqua, torrenti che esondano, frane in movimento, strade e treni bloccati, ponti che crollano, centinaia di sfollati. E un morto, un uomo di 52 anni travolto da un’onda di acqua e fango. È la fotografia di un pezzo di Piemonte – l’Alessandrino a Sud, il territorio più colpito, e il Verbano a Nord – e di una parte di Liguria, l’entroterra genovese. Entrambe le regioni, nelle ultime ore, hanno fatto i conti con una nuova emergenza climatica: un’alluvione improvvisa e potente.

Questo scatto è una fotografia che si ripete negli anni e che dimostra l’estremizzazione degli eventi metereologici, a lunghi periodi di siccità si alternano più brevi periodi di intense precipitazioni. Ed è solo una delle due facce di una medaglia che registra dall’altro lato un caldo anomalo nel Centro-Sud d’Italia. Alle cause globali, relative ai cambiamenti climatici, si correlano quelle locali che denunciano un problema lampante, seppur ancora trascurato, la cementificazione dell’alveo dei fiumi: si è costruito laddove non si doveva costruire, rendendo gli equilibri idrogeologici più fragili. L’intreccio tra globale e locale può essere devastante. Così, è stato negli ultimi giorni nel Nord-Ovest del Paese.

In due giorni su Gavi, in provincia di Alessandria, sono caduti 541 millimetri di pioggia, un valore simile a quello registrato in Piemonte nella disastrosa alluvione del 1994, che causò nella regione 70 morti e danni enormi a infrastrutture e beni privati. L’incidente più grave è avvenuto a Capriata d’Orba, piccolo comune collinare tra Novi Ligure e Ovada, dove un conducente di auto a noleggio, Fabrizio Torre, è morto dopo essere stato travolto dall’acqua e dal fango di un rio che ha esondato travolgendo anche un ponte. Il 52enne viveva a Sale (Alessandria) e lavorava per l’azienda Regiardo&Speroni a cui nell’ultima telefonata avrebbe detto: «C’è acqua dappertutto». Poi, è caduta la linea. Il suo corpo esanime è stato trovato dai soccorritori ieri mattina. Torre era partito da Genova per condurre un cliente al Golf Club Villa Carolina, ma nei pressi del resort l’auto è stata bloccata dall’acqua. Il passeggero, un cittadino brasiliano, si è salvato aggrappandosi a un albero. Due agricoltori di Mornese, dati per dispersi, sono stati, invece, ritrovati sani e salvi. I maggiori danni e disagi nel Basso Piemonte si sono avuti nell’Ovadese, nel Gavese, nel Novese e nel Tortonese. Il centro di Castelletto d’Orba è stato completamente allagato. L’acqua ha, inoltre, inondato i reparti di Radiologia e Rianimazione, al piano terra, dell’ospedale di Novi Ligure. Nubifragi anche nel Verbano, dove sono rimasti isolati quattro comuni in Val Formazza; solo in serata è rallentata la crescita del livello delle acque dei laghi Orta e Maggiore.

In Liguria, le situazioni più critiche si sono verificate a Rossiglione, dove è esondato il torrente Stura, e a Campo Ligure, in provincia di Genova, dove un’intera famiglia è stata portata in salvo dai vigili del fuoco dopo che la loro casa era stata travolta da una frana. Il monitoraggio di Coldiretti parla di danni per milioni di euro per agricoltura e allevamento: colture sommerse, anche i pregiati vigneti del Gavi, stalle allagate e mucche affogate. In Lombardia, ieri, c’è stato un lento ritorno alla normalità dopo le piogge abbondanti tra domenica e lunedì: i danni maggiori sono stati in provincia di Pavia. La Regione Piemonte ha chiesto lo stato di emergenza per la provincia di Alessandria («Abbiamo bisogno che lo Stato ci sia» ha detto il governatore Alberto Cirio «anche perché i nostri sindaci devono poter pulire i loro fiumi»), la stessa richiesta l’ha presentata la Liguria con Giovanni Toti per la valle Stura, che conta un centinaio di sfollati. Richieste ritenute legittime dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, ma toccherà al consiglio dei ministri ratificare la decisione. Il premier Giuseppe Conte in serata è giunto in Prefettura ad Alessandria, capoluogo dell’area più colpita dalla calamità. Il dissesto idrogeologico è un tema non più rinviabile.