Da mesi, oramai, si rincorrono in Irlanda le voci – e le relative smentite ufficiali – secondo cui la Repubblica si stia preparando allo scenario shock dell’uscita della Gran Bretagna dalla Ue senza che venga raggiunto un accordo. Prima di Natale il primo ministro Leo Varadkar aveva definito tali illazioni del tutto inconsistenti, dicendosi ottimista che si sarebbe evitato ogni tipo di frontiera tra l’Irlanda del Nord e l’Eire. A smentirlo, tuttavia, erano già state diverse fonti, e anche documenti governativi trapelati che parlavano di programmare ispezioni in porti e aeroporti.

Il leader del maggior partito dell’opposizione, Micheál Martin, ha oggi riesumato la questione in parlamento definendo un segreto di pulcinella l’esistenza di protocolli privati a riguardo. La provocazione è arrivata a qualche ora da una vera e propria gaffe del vice-premier irlandese Simon Coveney il quale, credendo di non essere registrato, aveva redarguito il ministro dei trasporti Shane Ross per aver parlato di controlli futuri su camion e tir diretti dalla Scozia alla Repubblica attraverso l’Irlanda del Nord.

Nel fuori campo, Coveney ha consigliato al collega di evitare ogni commento «in questa fase», per non dare l’impressione che sia il governo in carica a voler fare il primo passo verso la reintroduzione di una frontiera fisica tra le due Irlande; impressione, a questo punto, tutt’altro che peregrina. Il povero ministro dei trasporti, sempre convinto di parlare a microfoni spenti, si è subito scusato col collega per non aver saputo cos’altro rispondere alla domanda dell’intervistatore.

Come previsto, il premier ha debitamente smentito quelli che tuttavia non sembrano più futili retroscena, limitandosi ad auspicare che venga onorato l’impegno preso dal governo britannico, ossia di mantenere l’unità doganale tra Nord e Sud e dunque consentire il libero scambio di persone e merci. Una prospettiva che, con il passare delle ore, sembra sempre più incerta.