Impossibile rispettare l’appuntamento per un vento da non riuscire a stare dritti e una pioggia intensa che hanno reso impraticabile la cerimonia che avrebbe dovuto aver luogo nel magnifico giardino che circonda le due palazzine neogotiche di Villa Heriot. Affacciata alla riva della Giudecca che guarda sulla Laguna, dalla parte opposta del Canale, la sede dell’Istituto è uno dei luoghi più belli di Venezia, una scoperta per molti perché questa striscia di otto piccole isole, che un tempo – pare, ma non è certo – ospitasse la prima comunità ebraica residente nella città dei Dogi, è stata a lungo ignorata e solo in tempi recenti rivelata alla speculazione turistica (Andrea Segre ha presentato all’ultimo festival del cinema di Venezia un bellissimo documentario in proposito).

Ho voluto descrivervi il luogo dove da ieri è nato questo omaggio alla memoria di Rossana perché, grazie al generoso impegno del presidente onorario e di quella effettiva dell’istituto – Mario Isnenghi e Giulia Albanese – il centro si propone di diventare sede di ulteriori iniziative di riflessione sui tanti temi che Rossana ha nel corso della sua vita proposto alla nostra attenzione e contribuito ad illuminare con la sua opera.

Un posto, dunque, cui sarete chiamati a venire nel corso dei prossimi anni, oltreché sollecitati ad arricchire a partire dalla vostra esperienza politica e culturale. Un invito rivolto a chi Rossana ha conosciuto e con cui ha lavorato, ma anche ai giovani cui ha tante cose da insegnare. Perché la prima qualità di Rossana è stata non solo quella di affrontare tanti temi – perché curiosa del mondo e impegnata a capirlo – ma quella rara di connetterli, e di essere per ciò stesso capace di cogliere la complessità in cui ciascuno è immerso. Di sfuggire, insomma, ad ogni sua definizione settoriale, pur potendo vantare l’eccellenza in ogni cosa che ha fatto e pensato.

Intellettuale colta e raffinata? Certo, ma anche militante politica maturata nel rapporto con la fabbrica e non solo con l’univertà; femminista? Sì, certo, ma attenta a connettere questa esperienza con ogni altra, il rapporto fra questa e la centralità del ruolo attribuito dal marxismo alla classe operaia; giornalista? Certo, visto che per quasi cinquant’anni la fattura del nostro quotidiano ha rappresentato la sua quotidiana passione, e però attenta prima di tutto al senso politico dell’informazione, rifiutando sempre la separazione fra chi scrive e chi legge e fa.

Di questa Rossana complessa, riparati dalla pioggia e dal vento, abbiamo parlato nella sala civica della Giudecca, a pochi metri da Villa Heriot. Una grande sala affollata ma cui molti altri hanno cercato di accedere prenotandosi quando il limite imposto dal Covid era stato raggiunto: tanti compagni venuti anche dalle altre città venete ma anche da più lontano, non solo un amarcord fra reduci del Manifesto.

Ad introdurre il dibattito le impegnate relazioni dello storico Isnenghi e di Giulia Albanese, la nuova presidente, docente all’Università di Padova, che quando il quotidiano è nato non era ancora nata; e poi Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, ma soprattutto compagno che la nostra storia e quella di Rossana la conosce bene perché ha condiviso con noi a lungo lotte sacrosante e anche sbagli, una relazione la sua, e proprio per questo, piena di spunti per la nostra riflessione su Rossana. Oltre le mie considerazioni finali, gli interventi di Guido Moltedo e Gabriele Polo, anche questo un confronto utile su una storia come la nostra che è stata bella ma anche travagliata come tutte le esperienze importanti, su cui in definitiva abbiamo discusso troppo poco.

Avremo, io spero, modo di discuterne e penso che questa sede della Giudecca ci solleciterà a farlo. Anche per questo dobbiamo ringraziare Doriana Ricci, che ha tenacemente voluto, e ottenuto, che Rossana avesse una sede di memoria anche a Venezia, la città dove ha trascorso la sua adolescenza e cui è rimasta sempre molto legata.

 

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