I due grandi fattori del conflitto tra la Russia e i paesi della Nato, da una parte i confini dell’Ucraina, dall’altra i gasdotti Nord Stream, si allineano in queste ore in modo materiale. Sul primo il capo del Cremlino, Vladimir Putin, ha deciso di anticipare con una cerimonia nella Piazza Rossa l’integrazione nei confini nazionali di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, le quattro province occupate in cui nei giorni passati le autorità russe hanno tenuto i loro referendum.

«L’EGEMONIA dell’occidente si sta sgretolando in modo inesorabile», ha detto ieri Putin, e la guerra con cui la Russia cerca da mesi di ridisegnare i confini dell’Ucraina sarebbe la prova di questo processo.

Sempre secondo Putin, tuttavia, è proprio l’occidente che cerca di provocare disordini nello spazio politico e geografico un tempo occupato dall’Unione sovietica, sul quale evidentemente il Cremlino rivendica di nuovo un primato. La cerimonia sulla Piazza Rossa segna una accelerazione nella crisi. Mercoledì la Duma aveva rimandato al 3 ottobre il dibattito sul risultato del referendum.

Tutto lascia pensare che Putin abbia bisogno di mostrare al paese qualcosa di concreto di fronte alle sconfitte che il suo esercito ha rimediato negli ultimi tempi in Ucraina, e soprattutto alle proteste osservate in tutto il paese contro la mobilitazione dei riservisti. «Gli errori commessi in questa fase devono essere corretti: chi è stato richiamato per errore deve tornare a casa», ha detto ieri il presidente al suo Consiglio di Sicurezza.

Non sembra abbastanza per rassicurare i russi. Decine di migliaia hanno già lasciato il paese per evitare di finire nel Donbass. La Finlandia chiuderà quest’oggi i confini ai «turisti». Dopo le ambasciate di Stati uniti, Polonia e Bulgaria, anche quella italiana ha consigliato ieri ai cittadini che intendono partire di farlo al più presto per evitare le difficoltà legate agli spostamenti.

Nella Piazza Rossa vedremo, quindi, con ogni probabilità, un bagno di folla attorno a Putin nel momento di massima crisi che il paese abbia affrontato dalla fine della guerra in Cecenia. Le prospettive restano, però, cupe. Quel che accade attorno ai gasdotti Nord Stream e Nord Stream II è lì a confermarlo.

È STATA LA NATO a muoversi ieri su questo fattore del conflitto. «Siamo pronti a rispondere con unità e determinazione a ogni attacco deliberato contro infrastrutture critiche dei nostri alleati», ha fatto sapere l’Alleanza atlantica, parlando apertamente di «atti di sabotaggio deliberati, sconsiderati e irresponsabili».

Il governo svedese ha individuato quattro falle provocate da esplosivo ad alto potenziale. Due si trovano proprio nella zona economica esclusiva della Svezia, due in acque internazionali attorno all’isola di Bornholm, che appartiene alla Danimarca. Nella zona la presenza di navi e sottomarini russi è quotidiana.

Da Mosca, però, respingono ogni addebito. Secondo il ministero degli Esteri quel settore del Baltico è sotto il costante controllo delle agenzie di intelligence occidentali. Per il Cremlino l’attacco ai gasdotti è una azione di «terrorismo internazionale» condotta da un «paese straniero».

Il progetto Nord Stream, di cui i russi possiedono la maggioranza attraverso Gazprom, ha legato per anni le grandi riserve di gas della Siberia al mercato europeo attraverso il terminal di Greifswald, in Germania, costringendo in più occasioni il governo tedesco allo scontro con le ultime quattro amministrazioni americane, da Barack Obama a Joe Biden passando per Donald Trump.

PROPRIO TRUMP attaccò Nord Stream nel 2018 durante l’Assemblea generale delle Nazioni unite. Più di recente è stato Biden a dire che Nord Stream sarebbe «arrivato alla fine» nel caso in cui la Russia avesse «invaso l’Ucraina con i carri armati».

Il dossier sarà in giornata al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e poi nella riunione dei ministri europei dell’Energia in programma a Bruxelles. Il premier italiano, Mario Draghi, ha lanciato un appello affinché l’Unione affronti in modo «compatto e determinato» questa sfida comune. La Germania ha già lasciato intendere con estrema chiarezza di essere pronta a fare da sola. A Berlino preparano un fondo da duecento miliardi di euro per limitare i rincari dell’energia.