Lavoro

Pensioni, Boeri boccia Renzi

Pensioni, Boeri boccia RenziTito Boeri, presidente dell'Inps

Legge di stabilità Il presidente dell’Inps aveva presentato una riforma sull’uscita «flessibile» dal lavoro ma il governo l’ha rinviata al 2017. La manovra economica contiene «misure parziali e costose» che produrranno nuove «asimmetrie» in futuroUn milione di pensionati vive con meno di 500 euro. Autonomi: è fuga dalla gestione separata

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 21 ottobre 2015

Non c’è pace per la legge di stabilità. Presentando ieri il bilancio sociale dell’Inps, il presidente dell’Istituto di previdenza Tito Boeri ha sostenuto che sarebbe stato «importante» «fare l’ultima riforma delle pensioni». L’esecutivo ha ritenuto opportuno invece rinviare le misure sulla flessibilità in uscita da lui proposte da parte del governo. «Speriamo che il 2016 sia l’anno di un intervento decisivo, organico e strutturale sulle pensioni – ha aggiunto – Avremmo voluto che il 2015 fosse l’anno dell’ ultima riforma delle pensioni, purtroppo non sarà così». Dopo avere presentato il bilancio sociale 2014, Boeri ha sottolineato che nella Legge di Stabilità ci sono stati solo «interventi selettivi e parziali, che creano asimmetrie di trattamento». «Presumibilmente, in assenza di correttivi» gli interventi sulle pensioni contenuti nella legge di stabilità non saranno sufficienti e «daranno la spinta ad ulteriori misure parziali che sono, tra l’altro, molto costose».

Il numero uno dell’Inps parla della no tax area per i pensionati, l’opzione donna, il part-time e la salvaguardia per esodati (32.100 i possibili beneficiari della «sesta salvaguardia»). «L’uscita flessibile verso la pensione avrebbe permesso anche una gestione più facile della Pa – ha commentato Boeri – Purtroppo gli interventi selettivi riservati solo al settore privato rendono anche più difficile la rotazione del personale nella Pa».

Tagli al lavoro pubblico
I dati Inps sul blocco del turn-over rivelano le conseguenze sulla pubblica amministrazione. Da sette anni a questa parte, la compressione dei costi del lavoro nel pubblico, uno dei principali obiettivi dell’austerità, ha portato a una diminuzione del personale del 2,8% in un solo anno, dal 2013 al 2014, pari a 2.953.021. Dal 2011 il taglio è stato di 300 mila persone. Calano anche i dipendenti privati dello 0,6%: nel 2014 erano 11.719 milioni, con una riduzione di 71.998 unità.

Metà dei pensionati sono poveri
Dal bilancio sociale dell’Inps emerge il racconto drammatico della crisi in cui versa il paese. La maggior parte dei pensionati ha redditi ai limiti della povertà. Il 42,5% dei pensionati ha un reddito inferiore ai mille euro, 1,88 milioni hanno assegni inferiori ai 500 euro. Tra le pieghe del bilancio emergono lampi sul futuro che attende i “precari” di domani. Nei primi 9 mesi del 2015 sono state liquidate 23.502 pensioni ai “parasubordinati” per un importo medio di 159 euro mensili. La legge di stabilità amplia la no tax area per pensionati da 7 mila a 7500 euro, ma si tratta di un intervento del tutto insufficiente rispetto ai numeri dell’emergenza sociale. Ai pensionati, ad esempio, non vanno gli 80 euro del bonus Irpef.

Effetto Fornero
Si fanno sentire gli effetti della riforma Fornero che ha aumentato i requisiti contributivi per la pensione anticipata causando il blocco dei pensionamenti di anzianità. Nei primi 9 mesi del 2015 è stato registrato un boom di questi ultimi perché i criteri sono stati infine raggiunti. Le pensioni anticipate sono state 109 mila. Nel 2015 le pensioni di vecchiaia in tutte le gestioni (dipendenti, autonomi e subordinati) sono pari a 626 euro in media, per quelle anticipate l’assegno medio è di 1900 euro.

Partite Iva in fuga
I lavoratori autonomi e collaboratori iscritti alla gestione separata dell’Inps sono in fuga. Un’altra conferma viene dal bilancio sociale: -78.213 (-8,6). Si è passati da 911.765 unità del 2013 a 833.552. È un calo rilevante per una cassa in attivo e si spiega per le condizioni proibitive imposte a questi lavoratori: i loro contributi non garantiscono assistenza né tutele.
Con i redditi medi da povertà, le aliquote al 27,72% rendono la vita impossibile. I contributi versati ammontano a 6.820 milioni di euro (-5,2%), 840 dai professionisti e 5980 dai collaboratori “precari”. Fondi che finanziano altre gestioni in perdita.
Il calo degli autonomi (4 milioni e 376 mila) è registrato anche in altri settori: tra gli artigiani (-1,6%, 1.747 milioni); coltivatori diretti (-0,8%, 453 mila). I commercianti invece aumentano: 2.175 milioni (+0,4%). Calano gli autonomi che usufruito del congedo di maternità obbligatoria: -21.1%. Chi ne usufruisce di più sono iscritte alla gestione commercianti. Le lavoratrici parasubordinate che hanno usufruito di tale diritto sono diminuite del 15,6% (8.652). Sono i numeri della crisi del quinto stato.

*** Le pensioni delle partite Iva e freelance sono una bomba sociale pronta a esplodere ***

Numeri in rosso
Nel 2014 l’Inps ha accumulato un disavanzo di 7 miliardi, recuperando all’incirca 2 miliardi rispetto al 2013. Il totale delle uscite è di 431 miliardi, mentre le entrate sono 424 miliardi (+6,6%). Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali registrato un calo del 21,3% sul 2013: il flusso dei lavoratori in cassa integrazione è stato di 1,2 milioni pari a una spesa di 22,6 miliardi. Per la disoccuopazione sono stati spesi 13,1 miliardi,

Riforma della governance Inps

Sulla riforma della governance dell’Inps “i tempi saranno rapidi” aveva assicurato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti prima della nomina al vertice dell’Istituto di Tito Boeri. Sono passati mesi, nulla è cambiato. E ieri il dibattito è tornato sulla questione annosa. Poletti ha ricordato che sulla riforma «c’è una discussione significativa alle spalle» e il governo ha scelto di non intervenire «al volo»: «Dobbiamo trovare le modalità per arrivare ad una risposta». “E’ da oltre un anno che il ministro del Lavoro annuncia che e’ allo studio la riforma della governance dell’Inps – ha rispostoDomenico Proietti, segretario confederale della Uil – La verita’ e’ che l’attuale Governo si pone in continuità con quelli precedenti. Sono infatti sette anni che nell’istituto previdenziale piu’ grande d’Europa c’e’ un uomo solo al comando”. “Quanto tempo deve ancora passare – ha domandato il sindacalista – per porre l’Inps nelle condizioni di essere un ente efficace, efficiente e partecipato?”.

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