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Pelosi: «Trump non può avere i codici nucleari, è instabile»

Pelosi: «Trump non può avere i codici nucleari, è instabile»

The day after Il presidente uscente, intanto, ammette la sconfitta ma non sarà alla cerimonia per Biden

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 9 gennaio 2021

La speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi, terza carica dello Stato, ha parlato con il presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale Mark A. Milley, principale leader militare della nazione, per impedire a un «presidente instabile» di avere accesso ai codici nucleari.

La comunicazione di Pelosi è arrivata poco dopo che Trump aveva twittato che non parteciperà, al contrario di Mike Pence, alla cerimonia per l’insediamento di Joe Biden il 20 gennaio, rompendo con la tradizione Usa dei presidenti uscenti che partecipano alla cerimonia di giuramento dei loro successori.

IL TWEET È ARRIVATO a seguito di un’altra comunicazione in cui Trump si è dissociato da quanto lui stesso aveva affermato 12 ore prima in un video dove, per la prima volta, aveva ammesso che non sarebbe stato lui a guidare il Paese per i prossimi 4 anni, aveva condannato le violenze e promesso un passaggio di poteri ordinato.

Nel tweet invece Trump è tornato a difendere i facinorosi e ha rassicurato la sua base che lui li difenderà sempre e che davanti hanno un futuro politico. Queste affermazioni di certo non rassicurano, e i Dem stanno guardando con sempre maggiore insistenza a un secondo impeachment di Trump, se il vicepresidente Pence non lo rimuoverà dall’incarico ai sensi del 25° emendamento che prevede l’allontanamento di in presidente se questo non ha le capacità fisiche o mentali per governare.

L’EMENDAMENTO è previsto per far fronte al caso in cui un presidente dovesse essere colpito da un ictus, o essere in coma, è quindi una pratica ben più rapida di un impeachment, ma ha bisogno dell’azione proattiva del suo vice, e fino ad ora Pence non ha dato alcun segnale di collaborazione.

I DEM HANNO FATTO SAPERE di non essere disposti ad aspettare, per cui se questo emendamento non verrà messo in pratica, la prossima settimana la Camera comincerà la prassi di impeachment. La ragione per processare Trump a pochi giorni dalla sua uscita dalla Casa Bianca, non è solo simbolica, ma è anche il modo per impedire a The Donald di ricandidarsi nel 2024, o di aver un qualsiasi futuro politico.

Al momento il tycoon è sempre più isolato; dopo Elaine Chao, Segretario dei Trasporti e moglie del portavoce Rep al Senato Mitch McConnell, si è dimessa anche Betsy DeVos, Segretario dell’Istruzione, grande promotrice della scuola privata a scapito della pubblica, uno dei membri più longevi e fedeli dell’amministrazione Trump e per questo anche uno dei suoi più controversi. «Non c’è dubbio sull’impatto che la tua retorica ha avuto sulla situazione, ed è per me il punto di svolta – ha scritto DeVos in una lettera aperta a Trump – Il comportamento dei manifestanti violenti che invadevano il Campidoglio degli Stati Uniti è stato uno spettacolo inconcepibile».

DEVOS È SOLO UNA tra gli ultimi nella lista crescente di funzionari dell’amministrazione Trump ad annunciare le proprie dimissioni in seguito all’assalto al Campidoglio, a restare fedeli al presidente è rimasto un gruppo di politici, per lo più deputati, che continuano a sostenere che le elezioni siano state truccate, «ma senza crederci, per pura propaganda politica» ha detto alla Cnn una fonte anonima all’interno dello staff presidenziale.

Di certo un brutto colpo all’immagine di Trump è arrivata con la notizia della morte dell’agente di polizia del Campidoglio Brian Sicknick, che è morto dopo essere stato ferito durante l’assalto al Congresso. Durante la notte le auto della polizia sono andate difronte Capitol Hill a sirene silenziose ma accese per commemorarlo e Pelosi ha annunciato che la bandiera del Campidoglio verrà abbassata a mezz’asta.

MENTRE CONTINUANO le identificazioni e gli arresti, come quello di Richard Barnett dell’Arkansas, fotografato con i piedi su una scrivania nell’ufficio di Pelosi, aumentano anche le cause legali. Dominion Voting Systems, la ditta che produce le macchine per contare i voti, ha intentato una causa per diffamazione da 1,3 miliardi di dollari contro l’avvocato di Trump Sidney Powell, massima sostenitrice della teoria delle frodi elettorali. Secondo Powell le macchine della Dominion erano truccate, in quanto il software era stato fatto in Venezuela. Powell ha più volte affermato che dietro i brogli elettorali Usa, ci sarebbe una cospirazione pan-comunista guidata da Hugo Chavez, morto nel 2013.

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