Ieri mattina a Napoli c’è stato il battesimo dell’alleanza tra Ala e Pd, uniti nella campagna elettorale per Valeria Valente sindaco: «Ho chiesto solo la convergenza sul mio profilo, sul programma e candidati incensurati. La mia è una coalizione di moderati e riformisti» ha spiegato Valente ai giornalisti prima di attraversare il corridoio e sedersi accanto a Denis Verdini. «Ringrazio la candidata per la franchezza, ha tolto di mezzo ogni imbarazzo» ha sottolineato il sei volte indagato, ex braccio destro di Silvio Berlusconi, approdato al tavolo delle riforme costituzionali di Matteo Renzi. Nessuno dei dem si è presentato alla Stazione marittima per dare un occhio ai nuovi alleati. In città gli scontenti, soprattutto bassoliniani, si domandano chi abbia sancito l’alleanza. La risposta arriva da Verdini: «E’ una decisione coerente, senza sotterfugi, in linea con la scelta nazionale». Fatta a Roma, quindi, scavalcando il partito locale.

Il progetto è chiaro: «Su Napoli il governo ci mette la testa e i denari» come a Bagnoli. Se la presenza dei verdiniani finisce per spaccare il Pd è un problema che in sala non si pongono, con buona pace della minoranza e di Matteo Orfini, che sulle comunali a Roma ha puntato i piedi contro Ala: «Questa legislatura – prosegue Verdini – nasce costituente dal 2013. È dall’inizio che ci vuole un’alleanza visti i risultati delle elezioni». Del resto, sottolinea, è il Pd che si è spostato a destra: «La riforma costituzionale è attesa da vent’anni, una simile l’approvammo nel 2006 e venne bocciata al referendum. Per questo sosterremo la battaglia referendaria di ottobre».
La polemica di giornata riguarda due candidati di Ala: Vitale Calone, 37 anni, in corsa per il comune e il ventenne Vincenzo Calone per la municipalità Soccavo-Pianura, entrambi incensurati. Il primo è figlio di Vincenzo, boss del Rione Traiano, condannato in via definitiva per traffico di droga. Il secondo è il nipote. «La lista è pulita, non cambio opinione» ha sottolineato Verdini. Vitale, presente in sala, ha spiegato: «Mi dissocio dal passato della mia famiglia. Ho sempre lavorato nel sociale, ho una cooperativa che si occupa dei figli dei detenuti, lavoro con le donne maltrattate, con i senza fissa dimora. Abbiamo un progetto per fare delle casette all’esterno dei penitenziari per far giocare i bambini, che sono costretti a stare ore in fila fuori dal carcere per i colloqui, subendo un trauma come l’ho subito io da piccolo». Vitale ha affrontato i cronisti per raccontare la sua storia, non si è presentato invece Vincenzo Calone.

In coalizione con Valente ci sono Ala, Napoli popolare (Ncd), Udc, Centro democratico, Moderati, Lega Sud Ausonia, Psi e Cittadini per Napoli (Scelta civica): «Ricordo che Ala, anche se si chiama Campania in Rete, è in regione da tempo. Alcuni del mio partito, che oggi parlano, sono in maggioranza con loro da un anno». Il riferimento è a due colleghi di corrente (Rifare l’Italia). La senatrice Rosaria Capacchione ha dichiarato: «Arriva uno, garantisce pacchetti di voti e gli si dice “prego si accomodi” senza sapere che cosa porta, quali persone e quali interessi. Pacchetti di voti che prima andavano al Pdl quando governava, ora arrivano al Pd». Il consigliere regionale Antonio Marciano ha postato sui social: «Chi ha deciso e dove si è deciso che a Napoli avremmo avuto un’alleanza organica con il partito Ala di Denis Verdini qualcuno deve ancora spiegarmelo». Antonio Bassolino ha fatto la sintesi: «Valente ha una coalizione di centrodestra. Del resto il centrodestra di Gianni Lettieri è renziano. Il problema è del Pd e di Valente: Verdini è stato coerente, l’ha appoggiata alle primarie e la appoggia ora. Più che il partito della nazione, sembra il partito delle province di Napoli e Caserta».

Come si è arrivati alla decisione tra i verdiniani? «Vogliamo testarci in un grande comune – spiega Vincenzo D’Anna, uno dei sei senatori campani di Ala -. Alle regionali gli strepiti di certa stampa, interessata a sbarrare il campo all’ipotesi di sovvertimento dell’attuale quadro politico, ci impedì di sviluppare appieno le potenzialità che oggi riteniamo di dover amplificare». Il senatore Antonio Milo è sicuro: «A Napoli arriveremo secondi dietro il Pd. Ncd, che si nasconde dietro una sigla, e Udc fanno accordi in base alle convenienze, noi siamo coerenti. In Ala finirà il voto moderato e la parte politica di Forza Italia».