La notizia circolava già da una settimana ma ieri il sempre ben informato giornale della confindustria Kommersant l’ha confermata grazie a fonti del Cremlino: la Federazione inizierà a breve la distribuzione di passaporti russi tra i cittadini delle repubbliche autoproclamate del Donbass. Secondo il giornale di Mosca «le autorità russe intendono consentire ai residenti delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk di ricevere la cittadinanza russa in modo semplificato. Il decreto di Putin sarà pubblicato subito dopo il ballottaggio in Ucraina».

GIÀ LO SCORSO 5 APRILE il giornale ucraino Strana aveva riportato fonti dei governi delle due repubbliche in cui si informava della consegna presso le scuole della regione di facsimili per la richiesta del passaporto russo. Dal 16 marzo il governo russo ha inoltre aperto nella confinante provincia di Rostov 3 uffici per la gestione delle pratiche sull’immigrazione. Una misura che condurrebbe a una felpata annessione della zona alla Federazione russa con pesanti ripercussioni sulle già disastrose relazioni tra Mosca e Kiev. Secondo alcuni analisti, al Cremlino non si crede più all’implementazione degli accordi di Kiev neppure se al vertice dello Stato ucraino dovesse giungere Zelensky, e si intende procedere verso un riconoscimento de facto delle repubbliche “ribelli”. Un passo ulteriore verso la balcanizzazione dell’Ucraina visto che a occidente Romania e Ungheria distribuiscono già da tempo passaporti ai cittadini ucraini residenti vicino alle loro frontiere.

LA MOSSA DI PUTIN risponde anche a esigenze pratiche della popolazione che vive nei confini del Donbass secessionista: ormai da 5 anni i cittadini di queste zone possono recarsi solo in Russia non avendo più un passaporto valido. «È un vicolo cieco che rischia di far degenerare la situazione» spiega a Kommersant la “gola profonda” del Cremlino. Anche perché, dall’altra parte, grazie all’associazione alla Ue, ora gli ucraini possono viaggiare in Europa senza visto. Un “diritto” che alla lunga potrebbe ingolosire chi vive a Donetsk e Lugansk.

Tuttavia la decisione del governo russo risponde anche a esigenze di più ampio respiro. Da quest’anno la popolazione russa – dopo la breve inversione durante il boom dell’economia sovietica dello scorso decennio – è tornata inesorabile a ridursi, con un saldo negativo di 300 mila cittadini nel 2018 rispetto all’anno precedente. Una tendenza, sostengono gli esperti, che si accentuerà nei prossimi anni se non si prenderanno misure drastiche.

E VISTO IL CALO DELLE NATALITÀ e la riduzione di fertilità dei maschi russi, il Cremlino intende puntare sulla russificazione delle popolazioni di lingua russa delle diverse repubbliche ex-sovietiche del “vicino estero”. In questo modo al milione e mezzo di Lugansk e Donetsk si potrebbero aggiungere secondo i calcoli del governo russo altri 5 milioni di nuovi cittadini russi entro il 2025.