Sono tanti a titolare che l’assassino di Robert Kennedy Sirhan Sirhan tornerà in libertà dopo 53 anni da quel 5 giugno 1968 in cui, davanti all’Ambassador Hotel di Los Angeles, uccise con 3 colpi di revolver il senatore democratico e candidato alle primarie presidenziali, che in quell’albergo aveva appena tenuto il discorso della vittoria in uno stato fondamentale: la California. La verità però è più complessa: ad aver dato parere favorevole al suo rilascio dopo oltre mezzo secolo di prigione è la commissione per la libertà vigilata della California secondo la quale Sirhan, ormai settantasettenne e ampiamente «riabilitato», non comporta più un rischio per la società – cittadino giordano, verrebbe inoltre forse deportato in caso di scarcerazione. La decisione dovrà però ora passare al vaglio della divisione legale della Commissione per la libertà vigilata, un processo che potrebbe durare fino a quattro mesi, per poi arrivare sul tavolo del governatore democratico della California Gavin Newsom, che ha facoltà di rigettare il parere favorevole alla scarcerazione. Come gli chiedono sei dei nove figli di Robert Kennedy: «Sirhan Sirhan ha commesso un crimine contro la nostra nazione e la sua gente», hanno scritto a Newsom – che il prossimo 14 settembre dovrà affrontare le elezioni per la revoca del suo mandato. Con Robert Kennedy, oltre a uno dei più importanti paladini dei diritti civili della storia statunitense, moriva infatti anche il sogno di un’America diversa da quella la cui strada è stata poi tracciata dalla presidenza Nixon.

Sirhan Sirhan nel 1968, a 24 anni. Foto Ap

PALESTINESE, nato a Gerusalemme ed emigrato negli Stati Uniti a 12 anni, Sirhan ha sempre detto di non avere memoria del momento dell’omicidio, compiuto in preda alla rabbia e sotto l’effetto dell’alcol. Nel 1989, in un’intervista con il giornalista David Frost, aveva raccontato di aver deciso di uccidere Bobby Kennedy per il suo supporto ad Israele, e la sua promessa durante la campagna elettorale di inviare nel Paese cinquanta aerei militari statunitensi.
Inizialmente condannato a morte, la sentenza di Sirhan era stata convertita in ergastolo quando nel 1972 la Corte Suprema della California bandì (brevemente) la pena capitale. Quella di venerdì è stata la sedicesima udienza di Sirhan davanti alla Commissione per la libertà vigilata, che ha sinora sempre rigettato la sua richiesta, mentre adessi la decisione spetta a Newsom – che in passato ha più volte ribaltato le decisioni della Commissione favorevoli alla liberazione dei detenuti.

«Mi assumo la responsabilità di aver esploso quei colpi di pistola», ha detto Sirhan ai commissari. «Il senatore Kennedy era la speranza del mondo intero». E molte delle domande che gli sono state poste vertevano sulla sua visione del conflitto israelo-palestinese, il presunto «movente» dell’omicidio: «Qualunque cosa io voglia fare in futuro – ha risposto Sirhan – sarà rivolta a trovare una soluzione pacifica a quel conflitto».

TRE FIGLI dell’ex senatore e procuratore generale degli Stati Uniti sono a favore del suo rilascio: Robert F Kennedy Jr, che lo ha anche incontrato in prigione, ha sostenuto che restituirgli la libertà sarebbe coerente con gli ideali del padre. «Anche se nessuno può parlare con certezza per conto di mio padre, sulla base della sua infaticabile dedizione all’equità e alla giustizia credo fermamente che incoraggerebbe con risolutezza questa commissione a ridare la libertà al signor Sirhan, in considerazione della sua straordinaria riabilitazione»