Approvato martedì sul fare della notte, il regolamento della commissione parlamentare di vigilanza sulla par condicio per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno scatena per tutto il giorno le proteste delle opposizioni che hanno votato contro un testo che in campagna elettorale varrà per la Rai, ma probabilmente non per le emittenti private. Il consiglio dell’Agcom – l’Autorità delle comunicazioni – ora dovrà infatti decidere se recepire le modifiche al regolamento introdotte dalla vigilanza Rai estendendole al privato.

Oggetto del contendere, la presenza praticamente illimitata degli esponenti del governo nei talk show. Dopo varie riformulazioni di due emendamenti è passata infatti la proposta di modifica firmata da Filini (Fdi), Bergesio (Lega) e Lupi (Noi moderati), il cosiddetto «lodo Fazzolari» dal nome del suo ispiratore, il sottosegretario alla presidenza del consiglio. Proposta invece non firmata dal forzista Maurizio Gasparri nell’inedita veste di pompiere (in passato il partito di Sua emittenza si è reso protagonista di molteplici forzature sui regolamenti) perché inizialmente temeva che dall’emendamento avrebbero tratto vantaggio soprattutto gli alleati. Il testo ora prevede che nei programmi di approfondimento l’applicazione della par condicio «faccia in ogni caso salvo il principio e la necessità di garantire ai cittadini il diritto a una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative». La premier e i ministri potranno insomma «puntualmente» magnificare le loro «attività» senza essere imbrigliati nelle regole che valgono per gli altri esponenti politici.

Una «deriva orbaniana» secondo il dem Francesco Boccia e Angelo Bonelli di Avs. «La maggioranza ha inserito spazi supplementari, e ultronei, della voce del governo in contesti che riguardano esplicitamente il dibattito politico-elettorale», spiega un altro esponente del Pd, Antonio Nicita. «Un atteggiamento inaccettabile», quello della maggioranza, che «ha rifiutando qualsiasi tentativo di mediazione», attacca il 5S Dario Carotenuto.

Ma il fatto che la presidente della commissione, la 5 Stelle Barbara Floridia, non abbia dichiarato inammissibili gli emendamenti del contendere ha fatto nascere qualche sospetto, anche se dalle parti della presidente negano atteggiamenti morbidi. Sul fronte Rai però M5S e Pd non viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda (come dimostrano le votazioni in cda). E la presenza di Giuseppe Conte, sabato scorso, alla festa del melonianissimo direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci ha fatto drizzare le antenne. Le ultimissime voci su una possibile intesa tra lo stesso Conte e i meloniani sulle prossime nomine al vertice della tv pubblica, intesa grazie alla quale alla direzione del Tg3 andrebbe a un/una giornalista di gradimento pentastellato (si fanno tra gli altri i nomi di Giuseppe Carboni e Simona Sala) agitano ulteriormente i dem. E proprio in un periodo in cui le quotazioni del campo largo sono assai basse.