«Casa Italia» per mesi è stato il nome di un progetto avveniristico dai contorni incerti: qualcosa che abbia a che fare con la sicurezza e la prevenzione dai disastri naturali. L’aveva annunciato l’ex premier Matteo Renzi dopo la scossa di terremoto del 24 agosto senza specificare cosa avesse in testa, ma sottolineando a beneficio di telecamere e microfoni che ne aveva parlato a lungo con l’architetto (e senatore a vita) Renzo Piano.

Era stato anche fondato un dipartimento all’interno della presidenza del consiglio, affidata all’ex rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone, sempre senza far capire molto di cosa si stesse parlando. Un classico esempio di mossa del cavallo, grande classico di ogni tempo e ogni latitudine politica: se c’è un problema, si riuniscono gli esperti e almeno si prova a dare l’idea di star facendo qualcosa.

Ieri mattina, a Milano, Paolo Gentiloni ha finalmente dato consistenza a «Casa Italia» annunciando l’apertura di dieci cantieri pilota, primo passo di «un programma di lungo periodo che servirà a coordinare e integrare le attività di promozione della sicurezza».

Poco più di uno spot, in pratica, ma da qui a strettissimo giro di posta cominceranno i lavori a Catania, Feltre (Belluno), Foligno (Perugia), Gorizia, Isernia, Pedimonte Matese (Caserta), Potenza, Reggio Calabria, Sora (Frosinone) e Sulmona (L’Aquila). Sono stati stanziati per questo 25 milioni di euro che secondo Gentiloni serviranno a «sperimentare soluzioni costruttive innovative, in grado di aumentare la sicurezza degli abitanti di fronte agli eventi sismici, mantenendo al contempo l’edificio vivibile e utilizzabile durante tutte le fasi dell’intervento». Ancora il premier ha poi detto che «In Italia non c’è contraddizione tra conservazione e cambiamento, prendersi cura della nostra bellezza è quasi una rivoluzione».

Il pubblico accorso al Museo della Scienza «Leonardo da Vinci» di Milano ha applaudito, ma restano forti dubbi sulla reale comprensione di cosa sia «Casa Italia»: un programma di lavori pubblici, un progetto per arginare le emergenze idrogeologiche, una specie di piano regolatore nazionale. Non si sa: al momento si è capito soltanto che apriranno dieci cantieri. E tanto deve bastare.

Gentiloni ha anche spiegato che «Casa Italia» sarà anche un modo per risparmiare denaro pubblico, dettaglio che in epoca di spending review fa sempre il suo effetto: «Le ultime scosse di terremoto ci sono costate 23 miliardi di euro in otto mesi, pensate quanto un’operazione come questa potrà farci risparmiare».

Ancora sul terremoto, il premier ha annunciato che «martedì, nella prossima operazione finanziaria, inseriremo un miliardo all’anno per la ricostruzione». L’annuncio, a onor del vero, era già stato fatto diverse volte nelle passate settimane, ma adesso almeno c’è una data, anche se bisognerà capire da dove usciranno fuori questi soldi, visto e considerato che le trattative per la manovra correttiva richiesta dall’Ue sono ancora in una fase piuttosto delicata.

Gentiloni, comunque, prova così a fare la figura del Signor Bonaventura che si aggira brandendo assegni di grandi dimensioni, nel tentativo di far vedere che il suo governo non è immobile come in molti sospettano e che i terremotati non sono stati affatto dimenticati, malgrado le evidenze, il nervosismo e le proteste che cominciano a salire di tono.

A questo serve anche la presenza di Renzo Piano, padre nobile e garante del misterioso progetto «Casa Italia». L’archistar come supereroe chiamato a ricostruire un paese che cade a pezzi e non cambia mai.