La strategia del brandwashing, di ripulitura del marchio per farsi accettare nel consesso politico, messa in campo da CasaPound rischia di fermarsi sul bagnasciuga del litorale romano. Più precisamente, si incaglia tra i palazzoni del quartiere di Nuova Ostia, dove i «fascisti del terzo millennio» hanno raccolto molti consensi al primo turno delle municipali. È qui che agisce la famiglia Spada, che per bocca di Roberto (fratello del boss Carmine, detto «Romoletto») nelle settimane scorse aveva manifestato il suo sostegno a CasaPound e al suo candidato alla presidenza del municipio Luca Marsella. Ed è qui che lo stesso Roberto ha aggredito due giornalisti che lo incalzavano sulle sue posizioni politiche.

INSOMMA, dopo un ciclo di dibattiti accattivanti con noti volti del giornalismo televisivo, l’arrembante estrema destra si trova a dover gestire un pestaggio a freddo ai danni di Daniele Piervincenzi ed Edoardo Anselmi, giornalista e operatore della trasmissione di Raidue Nemo. È lo stesso Piervincenzi a spiegare: «Roberto Spada e gli Spada hanno appoggiato CasaPound che nel quartiere, che è il quartiere feudo di quella famiglia, ha preso addirittura il 17% – spiega – Questa era la nostra richiesta, capire le ragioni di un endorsement degli Spada nei confronti di CasaPound. Evidentemente è stata totalmente inattesa la reazione di Roberto Spada, tant’è che io non mi sarei mai aspettato di essere colpito al volto con una testata e nemmeno con un manganello».

IL CLAN DEGLI SPADA DOMINA il territorio mediante la costruzione di una sorta di welfare parallelo: a partire dal controllo delle case popolari il potere si ramifica in quella che le sentenze definiscono come una mafia autoctona. CasaPound si è insediata da queste parti con un mix di assistenzialismo e agganci con l’imprenditoria balneare che ha usato la palestra di Roberto Spada per costruire radicamento sociale. Le voci che circolano, però, disegnano uno scenario post-voto più complesso anche se tutto da confermare: gli Spada non sarebbero proprio entusiasti del 9% raccolto da CasaPound. Si aspettavano di più, o forse di più gli era stato promesso. Quello che per gli estremisti di destra è un inedito exploit, rappresenta invece un gruzzolo poco spendibile per condizionare gli affari e le sorti della cittadina balneare.

DA CASAPOUND arrivano parole rabbiose, che non prendono posizione esplicitamente sull’episodio: «Dimostreremo con i dati che il nostro successo è dato dal radicamento su tutto il territorio», afferma Marsella, che ha una condanna per minacce sulle spalle. «È incredibile che oggi ci venga richiesto di prendere una posizione su questioni che non riguardano CasaPound», si limita a dire il candidato a Ostia. Lo stesso Spada ha pubblicato un post su Facebook: «Perdonatemi – sostiene – Si è introdotto nella mia palestra, insistendo a far domande nonostante io non volessi rispondere, turbando mio figlio, voi cosa avreste fatto?». Nel giro di poco tempo il messaggio sparisce, assieme a quello di qualche giorno fa in cui diceva che a Ostia «solo CasaPound ha fatto qualcosa».

«FERMEREMO criminalità e estremismi a Roma» scrive Virginia Raggi su Twitter definendo l’episodio «inaccettabile». Si esprimono tutte le forze politiche e i vertici istituzionali. Paolo Gentiloni telefona al giornalista ferito. Marco Minniti promette attenzione. La procura apre un’indagine.

ARRIVA ANCHE LA CONDANNA di Monica Picca, l’esponente di Fratelli d’Italia al ballottaggio per la presidenza del municipio di Ostia che avrebbe bisogno del 9% raccolto da CasaPound per battere il M5S: «Ritengo che qualunque episodio o fatto di violenza debba essere condannato con forza. Al primo punto della nostra agenda di governo vi sono sicurezza e legalità». Il Laboratorio Civico di don Franco De Donno, il candidato alla sinistra del Pd che ha raccolto quasi il 9% di voti domenica scorsa, indice una manifestazione contro la mafia per sabato pomeriggio.