Donald Trump ha rifiutato un colloquio telefonico con il presidente venezuelano Nicolas Maduro che si era detto disponibile ad incontrarlo a settembre, in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

La Casa bianca ha declinato l’invito anche ad una conversazione telefonica e ha fatto sapere che Trump parlerà con il presidente del Venezuela solo «quando sarà ripristinata la democrazia».

Trump, ha aggiunto la Casa bianca, «ha chiesto a Maduro il rispetto della Costituzione, elezioni libere ed eque, la liberazione dei prigionieri politici e la cessazione delle violazioni dei diritti umani. Al contrario, Maduro ha scelto la via della dittatura».

Il presidente venezuelano, quando aveva espresso la propria disponibilità ad incontrare Trump, aveva concluso il suo invito accusando il presidente americano di promuovere la violenza per rovesciarlo e alimentare il suo isolamento internazionale.

Neppure Trump, dal canto suo, si è limitato a non voler avere alcun colloquio, nemmeno telefonico, con Maduro. Ancora prima che la proposta di un colloquio venisse formulata dalla sua controparte venezuelana, parlando dal suo golf club privato in New Jersey, dove si trova per trascorrere le vacanze estive, ha spiegato che per contrastare il governo autocratico di Maduro sul tavolo ci sono diverse opzioni. E quella militare non è esclusa a priori.

«Abbiamo truppe dispiegate in ogni parte del mondo, anche in zone molto, molto lontane. Il Venezuela non è così distante e le persone stanno soffrendo e morendo», ha dichiarato Trump al termine di un incontro con il segretario di Stato americano Rex Tillerson e l’ambasciatrice americana all’Onu NIkki Haley, meeting convocato per fare il punto sulla Corea del Nord.

Ovviamente una dichiarazione di questa portata, con la crisi nord coreana in corso che riempie i notiziari di tutto il mondo, non poteva passare senza conseguenze e Trump è stato subito incalzato dai giornalisti. Ma the Donald non ha voluto specificare se a guidare l’azione militare potrebbero essere proprio le truppe americane.

Il Pentagono, anche a fronte delle dichiarazioni fatte da Trump in New Jersey, ha dichiarato di non aver ricevuto alcun ordine relativo ad un’opzione militare relativa al Venezuela. Ad affermarlo è stato un portavoce del ministero della Difesa degli Stati uniti, Eric Pahon.

Anche in questo caso pare evidente lo scollamento tra il presidente e l’esercito e l’impressione è sempre quella di un’improvvisazione totale da parte di Trump che sembra essere del tutto sprovvisto di strategia e intenzionato a non volersi concordare con i propri generali.

Questa dichiarazione di intenti belligeranti nei confronti del Venezuela viene fatta da Trump alla vigilia di un soggiorno di quattro giorni a New York, nella sua residenza alla Trump Tower di Manhattan. In città sono in programma manifestazioni continue, inclusa una contro la guerra prevista per domani.

Il presidente non torna nella sua penthouse sulla Quinta Avenue da mesi, in una città dove l’80% degli abitanti non ha votato per lui e dichiara di odiarlo.