Basteranno nove giorni per mettere in sicurezza i voti del centro sinistra e portare il sindaco Pd Virginio Merola alla vittoria al ballottaggio contro la leghista Lucia Borgonzoni? La verità è che in città, dopo la sberla della notte elettorale del 5 giugno, sono in molti ad avere paura.

Due mesi di campagna elettorale gestita come normale amministrazione hanno precipitato Pd e alleati al 39%. Evidentemente non sono bastati gli spot indirizzati agli elettori over 65 e la promessa di rifare i marciapiedi cittadini. E non sono bastate – o meglio, sembrano quasi sparite – le tanto declamate “antenne” del partito sul territorio, visto che fino a 48 ore prima del voto si parlava di una possibile vittoria al primo turno.

Per recuperare il sindaco ha deciso di radicalizzare e semplificare il suo messaggio. Al posto del librone di 60 pagine i volontari stanno distribuendo una spilla e un volantino di sole due paginette. Al posto di una retorica generica ed equilibrista è arrivata una decisa quanto improvvisa svolta a sinistra.
Sentire il democratico Merola parlare di dare «potere al popolo» e di far prevalere «gli sfruttati contro gli sfruttatori» non è certo cosa da tutti i giorni. Così come non è cosa da tutti i giorni vederlo in testa al corteo dei metalmeccanici bolognesi mentre discute di contratti integrativi.

Al di là delle parole Virginio Merola ha messo sul piatto anche una promessa concretissima: se sarà eletto di nuovo sindaco dal 2017 i bolognesi con redditi fino a 15 mila euro saranno esentati dall’addizionale comunale Irpef. Una misura che riguarda i redditi più bassi e che per questo il sindaco ha rivendicato come profondamente di sinistra.

Chissà se basterà ad accontentare i tanti elettori delusi che si sono astenuti o che hanno scelto Coalizione civica, la formazione della sinistra bolognese che ha proposto un programma di governo alternativo al Pd e che ha portato a casa il 7% dei voti. Difficilmente, nei suoi ultimi giorni di campagna elettorale, il sindaco in cerca del bis potrà contare sull’aiuto di Matteo Renzi. Il premier-segretario in tv ha fatto notare come «il problema non è il Partito democratico, il problema sono i territori» visto che a Rimini un sindaco dem ha vinto col 60% dei voti mentre a Bologna le cose stanno andando diversamente.

Molto dipenderà anche da come saranno recepite le ultime promesse del sindaco – sempre più numerose a dire il vero – in tema di mobilità e “degrado” urbano. Il Pd è convinto di aver perso migliaia di voti su queste due questioni, e infatti il sindaco ha scelto di battere le periferie palmo a palmo. Ma alla sua prima uscita ha dovuto affrontare i cittadini infuriati con l’amministrazione: «Sei venuto qui solo perché hai bisogno dei nostri voti, dove sei stato fino ad ora?»

La ricerca del voto a sinistra per Virginio Merola sembra quasi obbligata, visto che il civico Manes Bernardini ha prima cercato invano l’apparentamento con la Lega, poi ha detto che comunque voterà per il cambiamento. I suoi voti, il 10% delle preferenze dei bolognesi al primo turno, difficilmente potranno spostarsi in massa verso il Pd. Resta l’incognita del 16% del Movimento 5 Stelle. Il numero uno dei grillini in città, Massimo Bugani, ripete all’infinito che non ci sarà nessuna indicazione di voto, ma alcuni suoi elettori potrebbero essere tentati nel segreto dell’urna dalla possibilità di mandare a casa il tanto odiato «Pdmenoelle».

Oggi a dare consigli a Lucia Borgonzoni per il rush finale arriverà in città il primo cittadino leghista di Padova Massimo Bitonci, «che – ricorda un comunicato altisonante del Carroccio – nel 2014 ha strappato alla sinistra, dopo 20 anni di monopolio, il Comune». «Dalle parti del Pd la paura fa 90», ha invece commentato Matteo Salvini. Merola, in un dibattito tv, ha provato a ricordare come dietro al sorriso della leghista Borgonzoni si nasconda «una destra, razzista e xenofoba».

Bisognerà vedere se la delusione, la rabbia e i ragionamenti di pancia prevarranno alla fine su tutto, o se le radici “rosse” della città salveranno il sindaco e lo rimetteranno sulla poltrona di primo cittadino.