L’offensiva saudita su Hodeidah, città lungo le coste occidentali dello Yemen e tra i principali porti del paese, sta per raggiungere un nuovo apice. Iniziata già da tempo con pesanti bombardamenti aerei, è proseguita in queste settimane con l’avanzata via terra delle forze pro-governative yemenite e si è tradotta solo negli ultimi sette giorni nell’uccisione di almeno 250 combattenti Houthi.

Ora Riyadh è pronta a strapparla al movimento Ansar Allah, riferimento politico della minoranza Houthi, con un intervento massiccio e devastante. Tanto da spingere le Nazioni unite a un intervento diplomatico d’urgenza sulla coalizione a guida saudita, un negoziato (in corso) che eviti la distruzione di un porto fondamentale all’arrivo dei (pochi) aiuti umanitari autorizzati da Riyadh e conseguenze sulla popolazione civile, da settimane in fuga da Hodeidah.

È da qui che entra in Yemen il 70% del cibo e delle medicine, insufficiente pezza alla malnutrizione che affligge l’80% della popolazione yemenita, 20 milioni di persone. Secondo gli esperti dell’Onu un’operazione su Hodeidah potrebbe mettere a rischio la vita di 250mila civili.

L’inviato speciale Onu Griffith incontra da giorni esponenti sauditi, emiratini e Houthi per fermare l’operazione (il cui lancio era previsto già ieri) e procedere con una soluzione politica. Ovvero, la cessione del controllo del porto di Hodeidah alle Nazioni unite.

Ieri è intervenuto anche il segretario di Stato Usa Pompeo, che ha chiesto alle parti di «onorare l’impegno a lavorare con l’Onu». Ma Hodeidah è troppo importante per Riyadh: la sua caduta infliggerebbe un duro colpo alla resistenza Houthi.