Dice di «indossare il saio» per scusarsi con i clienti ma continua ad usare il bastone con i propri dipendenti: prima che Ryanair venga sindacalizzata «si ghiaccerà l’inferno», promette. Micheal O’Leary ieri doveva affrontare una prova non scontata: l’assemblea dei soci di Ryanair. Ne è uscito perfino rafforzato con un aumento del gradimento.
Riconosciuto «il grave danno reputazionale» per 2.100 voli cancellati che hanno creato e creeranno problemi a 300mila passeggeri in tutta Europa – la stima del danno è di 25 milioni di euro – l’inventore del modello «low cost» continua imperterrito sulla sua strada. Non risponde alle domande dei giornalisti e continua a sostenere che non c’è nessun problema piloti: «La confusione è dovuta alla sbagliata programmazione delle ferie, abbiamo 2500 piloti in lista d’attesa per venire da noi», ribadisce. Arrivando a minacciare un taglio di una settimana alle ferie per gli stessi. Poi annuncia: «Abbiamo già gestito oltre il 95 per cento delle 315.000 richieste di cambio volo o di rimborso ricevute dai clienti coinvolti».
Sul fronte italiano ieri Ryanair era stata convocata da Enac. L’ente di controllo del trasporto aereo guidato dall’inossidabile Vito Riggio – è presidente o commissario dal 2003 – sembra aver fatto apposta a scegliere il giorno dell’assemblea dei soci per sentirsi rispondere: «Non possiamo venire». Tutto rimandato ai primi di ottobre dunque, nonostante il tentativo quasi comico di parlare di teleconferenza.
Dopo un esposto presentato dal Codacons intato la procura di Bergamo ha intanto aperto una inchiesta sulle cancellazioni dei voli da parte della compagnia aerea.