L’appuntamento è per oggi pomeriggio alle cinque davanti a Montecitorio. Chiamate dal movimento Italiani senza cittadinanza tutte le associazioni che da anni si battono per l’approvazione dello ius soli daranno vita a una fiaccolata per sollecitare il Senato a licenziare la legge che consentirebbe a più di 800 mila ragazzi nati nel nostro Paese da genitori stranieri di diventare cittadini italiani.

E’ l’ultima chiamata, l’ennesimo tentativo disperato – insieme allo sciopero della fame ripreso dal presidente della Commissione Diritti umani del Senato Luigi Manconi – di vedere finalmente approvare il provvedimento. Affermare però che la strada è in salita è dir poco. Nonostante gli impegni che il premier Paolo Gentiloni avrebbe preso proprio con Manconi, è praticamente scontato che anche questa volta da palazzo Chigi non arriverà nessun gesto utile a far sì che la riforma della cittadinanza diventi legge. Anzi.«Non so la dinamica dei lavori del Senato, se è rimasto del tempo, ma bisogna provarci lo stesso», ha detto ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando ripetendo promesse che difficilmente potranno essere mantenute.

Il calendario di palazzo Madama – dove la legge è ferma ormai da due anni – è infatti praticamente già scritto: questa mattina si vota il nuovo regolamento e per il pomeriggio è convocata la capigruppo nella quale lo ius soli dall’ultimo posto in cui è stato relegato dovrebbe passare in cima ai lavori dell’aula. Sapendo già in anticipo, però, che venerdì dalla Camera arriverà la manovra che ha la precedenza su tutto. «E’ sconfortante – si sfoga la capogruppo di Sinistra italiana Loredana De Petris -. Noi possiamo continuare a chiedere la calenderizzazione della legge, ma non abbiamo altri strumenti per convincere l’aula a discuterla».

L’unica via percorribile, allora, è come sempre quella del ricorso al voto di fiducia che però il governo – al di là delle promesse fatte da Gentiloni a Manconi, non sembra proprio intenzionato e mettere non avendo la certezza di portare a casa il risultato. Anche perché senza il voto dei 5 stelle, contrari alla legge, i calcoli fatti da Pd confermano l’assenza di una maggioranza utile. Se poi si considera che la fine della legislatura potrebbe arrivare subito dopo Natale, come ha fatto capire il capo dello Stato, ecco che la partita si può considerare chiusa.

Chi si batte per la legge è comunque deciso a non gettare la spugna. «Bisogna continuare ad insistere fino all’ultimo momento utile di questa legislatura. E’ inutile dire che i tempi non ci sono. Il Parlamento non e’ ancora sciolto», ha twittato ieri Emma Bonino che con i Radicali italiani ha aderito anche lei allo sciopero della fame indetto da Manconi.