Oltre alle sanzioni a Cuba, Obama ha rinnovato per un anno anche quelle al Venezuela, considerato «una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza degli Stati uniti». Una misura che ha provocato la reazione del governo bolivariano, delle organizzazioni popolari (dal Brasile, all’Argentina, all’Europa) e quella dei presidenti progressisti dell’America latina. Scrive l’associazione internazionale Trisol: «Come può essere una minaccia il paese che rifornisce di petrolio gli Stati uniti, con il quale fanno affari centinaia di imprese nordamericane e migliaia di intermediari importatori di prodotti Usa, e che regala energia a migliaia di famiglie indigenti statunitensi? Come può essere una minaccia se il 99,9% dei governi del mondo non la vedono così?».

Dalla Bolivia, il presidente Evo Morales ha denunciato «l’aggressione politica, economica e militare contro il Venezuela» e ha ricordato il processo di integrazione regionale iniziato da Chavez e proseguito poi con Maduro, osteggiato dalle grandi istituzioni internazionali subalterne agli Usa. Morales ha anche respinto l’attitudine di scontro frontale adottata dall’opposizione venezuelana in Parlamento: «In Venezuela – ha detto – è in corso una battaglia ideologica e programmatica in cui la destra utilizza il potere legislativo per appropriarsi delle risorse e lasciare che la maggioranza delle persone muoia di fame e viva nella miseria».

Alla presidenza del Parlamento venezuelano, a maggioranza di opposizione, è ora di turno Julio Borges, di Primero Justicia, il partito dell’ex candidato presidenziale Henrique Capriles. Borges ha invitato la Forza armata nazionale bolivariana (Fanb) a insorgere contro Maduro. Il generale Vladimir Padrino Lopez gli ha risposto con un comunicato congiunto di tutti i vertici militari, ribadendo la natura democratica della Fanb e l’appoggio al presidente eletto. Ieri, Maduro e Padrino Lopez hanno presieduto le esercitazioni civico-militari per i 200 anni dalla nascita di Ezequiel Zamora, il militare progressista fautore di un’ampia riforma agraria e difensore del mutualismo. «La dottrina della Fanb – ha detto Maduro – è quella della Guerra popolare prolungata».

Nel recente rimpasto di governo, Maduro ha nominato alla vicepresidenza Tareck El Aissami, uno dei dirigenti chavisti più radicali e invisi all’opposizione, che lo accusa di essere un finanziatore del gruppo Hezbollah per le sue origini siro-libanesi. E’ lui a presiedere le operazioni del neonato Comitato antigolpe, che ha giàsventato un’operazione che – secondo la versione del governo, respinta dall’opposizione – avrebbe fatto evadere il leader di Voluntad Popular (Vp) Leopoldo Lopez.

E’ così tornato in prigione Gilbert Caro, un ex detenuto che, dopo aver trascorso 10 anni di carcere, era stato eletto con Vp e faceva la scorta alla moglie di Lopez, Lilian Tintori. Sarebbe stato fermato mentre trasportava armi pesanti ed esplosivo. Intanto, nell’ambito della mega inchiesta internazionale che ha al centro l’impresa brasiliana Obredecht e le tangenti ai politici, è stato multato anche Capriles, governatore di Miranda. Nonostante le spaccature interne, la maggioranza della Mud persegue lo scontro duro: «Il dialogo è un capitolo chiuso», ha dichiarato il portavoce Jesus Torrealba, chiamando a manifestare contro il governo il prossimo 23 gennaio.