È durato un’ora e mezza, anziché i trenta minuti previsti, l’incontro tra Obama, presidente uscente, e il neo eletto Donald Trump. Il tycoon newyorchese è entrato dal retro, varcando la soglia della Casa bianca dal south lawn, il prato meridionale e i giornalisti non hanno potuto vederlo, così come, a causa del prolungarsi del colloquio, non hanno potuto fare nessuna domanda.

«È STATA UNA CONVERSAZIONE eccellente – ha dichiarato poi Obama – vogliamo e faremo di tutto perché lui e la moglie si sentano benvenuti e perché riescano al meglio nel loro compito. Sono stati discussi temi importanti». «Sono impaziente di fare altri incontri con Obama – ha dichiarato da parte sua Trump alla fine della brevissima conferenza stampa – Non c’eravamo mai incontrati, lo rispetto moltissimo. Abbiamo affrontato temi difficili, ma abbiamo anche parlato degli importanti risultati raggiunti durante la sua amministrazione. È stato un grande onore».

Poco dopo anche Josh Earnest, il portavoce della Casa bianca ha dichiarato che «non sono state superate le loro profonde differenze» ma che l’obiettivo del colloquio «non era quello di risolvere le differenze ma di assicurare un’agile transizione; considerando anche che non si erano mai incontrati e l’importanza che il presidente pone sul buon svolgimento della transizione, il colloquio è da definirsi eccellente». Queste le doverose dichiarazioni, ma l’imbarazzo era palpabile e si è colto anche dal linguaggio non verbale, la postura e alcuni simbolismi e consuetudini che sono venuti a mancare, come il fatto che al termine dell’incontro i coniugi Obama di sono sottratti alla consueta photo-opportunity che consente di fotografare insieme l’attuale e la futura coppia presidenziale, in posa all’ingresso sud della Casa bianca.

NEANCHE ALLA PRIMA VISITA di Obama alla Casa Bianca, nel 2008, da presidente eletto, questo rito era stato cancellato e Barack Obama e Michelle avevano posato accanto a George W. e Laura Bush. Non poteva essere altrimenti, dopo questa sanguinosa campagna elettorale e i precedenti tra i due. Trump sin dall’inizio ha cercato di delegittimare la presidenza Obama mettendo in dubbio che fosse nato in America e chiedendo che mostrasse il suo certificato di nascita; in seguito, nel 2011, Obama durante una cena ufficiale aveva preso in giro Trump che da parte sua in questi mesi lo ha definito «debole», «“fondatore di Isis» mentre Obama l’ha chiamato «instabile e inadatto al compito». A questo aggiungiamo che la first lady Michelle ha sempre condannato i repubblicani per l’atteggiamento nei confronti delle donne.

L’INCONTRO è avvenuto nello Studio Ovale che Trump riarrederà a proprio gusto; i temi da affrontare erano tanti e delicati, ed erano stati anticipati da Josh Earnest il quale aveva detto che il presidente Obama sperava di poter illustrare a Trump tutti «gli aspetti negativi che deriverebbero dal ritirarsi unilateralmente dagli accordi internazionali».
Preoccupazione legittima, visto che il neo eletto presidente ha espresso l’intenzione di ritirare il Paese sia dagli accordi commerciali che dalle alleanze militari se non otterranno condizioni che lui valuta migliori per gli Stati Uniti; oltre a ciò Trump ha anche promesso di far cadere sia l’accordo di Parigi per la riduzione delle emissioni di carbonio, che quello sul nucleare stipulato dall’amministrazione Obama con l’Iran.

Durante l’incontro la first lady in carica ha mostrato le stanze della residenza privata della Casa Bianca a Melania Trump, così come da prassi, e, come da altrettanta consuetudine, dopo l’incontro tra il presidente uscente e il nuovo eletto, è previsto un incontro tra i due vice, l’attuale vicepresidente, Joe Biden, e il prossimo, Mike Pence.