Attenzione alle richieste italiane ma niente di più e, soprattutto, niente impegni. Se dal vertice con Ursula von der Leyen Giorgia Meloni sperava di incassare il sostegno della presidente della Commissione europea alle richieste di Roma sul tema dei migranti, c’è il rischio che sia rimasta delusa. L’argomento, caro alla premier, nei poco più di sessanta minuti in cui è durato l’incontro a palazzo Chigi è stato appena sfiorato e solo alla fine von der Leyen avrebbe concordato con la padrona di casa che sì, è vero, «bisogna distinguere tra rifugiati e migranti economici». Un po’ poco per chi solo fino a qualche settimana fa si diceva convinto di aver riportato la questione immigrazione al centro del dibattito europeo, mentre oggi distribuisce i naufraghi tratti in salvo dalle navi delle ong in porti italiani lontani centinaia di chilometri dal punto in cui sono stati soccorsi.

Da parte sua Meloni avrebbe voluto spiegare le ragioni del governo: la necessità di difendere i confini nazionali e di bloccare la partenza dei barconi insieme alla richiesta di un patto sulla redistribuzione dei migranti. Ma anche i motivi che hanno spinto l’esecutivo a varare la stretta sulle navi umanitarie con un decreto sul quale l’unico commento arrivato finora da Bruxelles è stato un lapidario: «Indipendentemente da cosa l’Italia stia facendo tramite un decreto – ha spiegato il 5 gennaio scorso una portavoce della Commissione -, i Paesi membri devono rispettare la legge internazionale e la legge del mare».

Del resto la diplomazia ha le sue regole. L’immigrazione è uno degli argomenti che i capi di Stato e di governo dovranno affrontare nel primo vertice del 2023 fissato per il 9 e 10 febbraio. Vertice che difficilmente però porterà risultati concreti. Presidente di turno dell’Ue fino a giugno, la Svezia ancora ieri ha ribadito che per un eventuale accordo sui migranti «abbiamo tempo fino al primo trimestre del 2024», come ha ricordato l’ambasciatore di Stoccolma a Bruxelles, Lars Danielsson. «Come presidenza del Consiglio Ue non vogliamo prendere alcuna iniziativa da soli per avere un altro giro di ricollocamenti volontari – ha proseguito il diplomatico -. Pensiamo che sia nell’interesse di tutti trovare una soluzione con una chiara base legale e che sia oggetto di una regolamentazione che sia accessibile e comprensibile per tutti». Quello che è certo, invece, è che nel vertice si continuerà ad affrontare quella che ormai viene definita la dimensione esterna dell’immigrazione: «Dobbiamo capire come possiamo interagire meglio con i Paesi di origine e di transito dei migranti – ha proseguito Danielsson. E’ quanto stiamo già facendo, ma evidentemente stiamo commettendo molti errori».

Intanto, a dimostrazione di come sia più facile fare promesse che trovare soluzioni, proseguono gli sbarchi. Secondo i dati del Viminale nei primi nove giorni dell’anno sono 3.673 le persone sbarcate in Italia, dieci volte di più rispetto alla stesso periodo del 2022 (378). A queste vanno aggiunti i 110 migranti a bordo delle navi Geo Barents e Ocean Viking che arriveranno tra oggi e domani nel porto di Ancona. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha intanto partecipato ieri ad Agrigento al comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza insieme al capo della polizia Lamberto Giannini e al sindaco di Lampedusa Filippo Mannino. Il ministro ha annunciato un contributo economico del governo all’isola per sostenere i costi derivanti dai numerosi sbarchi di migranti in modo da superare per la prima volta la dinamica dei rimborsi.