Mentre i pompieri stanno ancora cercando di spegnere il fuoco, il paesaggio che circonda Pedrógão è lunare. Tutt’intorno il nero degli alberi carbonizzati e sopra, incombente, un cielo plumbeo, rosso intenso, interamente coperto di cenere e fumo. Il futuro non promette nulla di buono, siamo solo all’inizio di un’estate che si annuncia essere molto difficile. C’è Pedrógão, certo, ma non solo, perché nel fine settimana scorso, gli interventi contro gli incendi in varie zone del Portogallo sono stati 156.

Quella di sabato pomeriggio è stata davvero una giornata sfortunata, su questo concordano tutti, sì perché è difficile riuscire a mettere insieme tanti elementi avversi in una sola circostanza: vento forte, assenza di umidità, caldo e un lampo a fare da miccia. 63 morti e altrettanti feriti… fatalità ? Non si poteva fare nulla? Sì, si poteva fare e non è la logica del senno di poi con cui è facile enfatizzare e dare coerenza a ciò a cui prima non avresti neppure fatto caso. Lo si era detto più e più volte, mille denunce, mille studi, insomma non si poteva dire quando, ma che si sapeva che sarebbe successo questo sì.

Intanto perché da un lato sono trent’anni che le temperature salgono e la pioggia diminuisce, un’evoluzione costante, anno più anno meno, la tendenza è quella.

Poco o nulla è stato fatto sia sul piano del contrasto alle emergenze sia sul piano della messa in sicurezza dei boschi. La protezione civile e i pompieri sono stati eroici, certo, instancabili, ma forse abolire il corpo forestale non è stata una buona idea.

E non solo, a giocare un ruolo anche l’improvvisazione, occorreva approntare un piano strategico, informare, pianificare, spiegare come occorra agire in casi di questo genere. Si sa che ormai gli incendi sono diventati un fenomeno frequente. E poi che fare con la famigerata Estrada Nacional 236 dove hanno perso la vita la maggior parte delle persone? Chiuderla? Oppure no, come si poteva capire la direzione che avrebbero preso le fiamme e poi troppe ramificazioni come sottolinea la protezione civile.

Al di là della contingenza, c’è un territorio abbandonato a sé stesso, simbolo eloquente di un Portogallo, quello lontano dalla costa, in via di estinzione. Secondo dati dell’Instituto Nacional de Estatistica (INE) “la desertificazione dell’interno del paese è ulteriormente cresciuta nell’ultimo decennio”, si stima che entro il 2040 la popolazione scenderà di un ulteriore 33%, con ulteriore drastico abbandono dei terreni. Dopotutto sono posti complicati, non c’è lavoro e lo stato tende a scomparire: si diradano scuole, tribunali e ospedali, spostati e concentrati in “hub”, distanti decine di chilometri.

Così si può dire che non solo non è stato fatto nulla per prevenire e rafforzare la messa in sicurezza del territorio, ma molto è stato fatto per renderlo ancora più vulnerabile. Nel 2013, ad esempio, l’allora governo guidato da Pedro Passos Coelho, ha approvato un piano per la promozione e diffusione delle piante di eucalipti, sì proprio quegli alberi che si sa molto bene quanto siano facilmente infiammabili. Non era difficile immaginare le conseguenze e infatti João Camargo, ingegnere ambientale, lo aveva fatto. Queste le parole scritte allora in una lettera aperta pubblicata sul settimanale Visão: “con un’area eucaliptale disordinata e in espansione, una delle maggiori del mondo, le conseguenze sono chiare e per questo, la legge dell’Eucalipto Libero dovrebbe essere chiamata Legge dell’Incendio Libero”.

Il governo ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale, sì perché questa è davvero una ferita profonda. Non sarà facile ricucire il rapporto tra paese urbano e zone contadine. Ne ha accennato anche il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa: “addolora tutto quanto è successo anche perché questa tragedia ha colpito quei portoghesi di cui meno si parla, di un paese rurale, isolato, con popolazioni disperse, più anziane, più difficili da contattare, da proteggere e da salvare”. In qualche modo, paradossalmente, viene da pensare alla torre di Londra, quella che è bruciata appena pochi giorni fa. Altro incidente, altro rogo che mostra come per qualcuno, i soldi, siano sempre troppo pochi e che il valore delle vite non sia per tutti uguale.

Il futuro prossimo non sarà facile dicevamo, ma forse, in questi mesi segnati da un certo ottimismo, dove il Portogallo sembra lasciarsi finalmente alle spalle un passato difficile, e dove il governo guidato da António Costa mostra di essere riuscito a conquistarsi la fiducia dei suoi cittadini, beh forse da oggi si potrà affrontare ciò che non si è voluto affrontare negli ultimi decenni.