Tutti contro Macron, all’interno e all’estero – sola eccezione l’Ucraina – dopo la clamorosa escalation verbale del presidente francese alla conclusione della riunione di Parigi lunedì sull’ipotesi di inviare «truppe di terra» in Ucraina, «tra le opzione evocate» alla presenza di presidenti, primi ministri e responsabili di 27 paesi, dove Macron aveva invitato gli alleati a «darsi una mossa» per aumentare le consegne di armamenti. «Non c’è consenso» per il momento, ha specificato il presidente, ma «niente deve essere escluso, tutto è possibile se è utile», perché «sconfiggere la Russia è indispensabile». Reazione di Mosca: il conflitto tra la Russia e la Nato sarà «inevitabile» se l’occidente invia truppe in Ucraina, gli occidentali «si chiedano se è nei loro interessi e dei loro cittadini». Spiegazione del ministro degli esteri francese Stéphane Séjourné: le azioni previste (sminamento, produzione di armi sul posto) non farebbero oltrepassare la soglia di belligeranza.

VALANGA DI APPELLI alla prudenza dagli alleati. La Nato «non ha nessun progetto» di inviare truppe a terra, questa eventualità sarà valutata «solo quando l’Ucraina sarà membro della Nato». Gli Usa: «Non invieremo truppe in Ucraina». Drastico il cancelliere tedesco Scholz: «Non ci saranno truppe a terra né soldati sul suolo ucraino inviati da stati europei o da stati della Nato, c’è una grande unanimità sulla questione». La Gran Bretagna «non prevede un dispiegamento su grande scala» di truppe oltre al «piccolo numero» già sul posto per sostenere l’Ucraina, in particolare nel campo medico. Come l’Italia, la Spagna «non è d’accordo» per inviare truppe, bisogna «concentrarsi su ciò che è urgente, cioè accelerare la consegna di materiali», come reclamato da Zelensky. Per la Svezia, appena entrata nella Nato, la questione «al momento non è rilevante». La Polonia «non prevede di inviare truppe» e «non bisogna speculare sull’avvenire».

GIÀ LO SLOVACCO Robert Fico aveva rivelato alla vigilia l’ipotesi di un invio di truppe a terra, per opporsi categoricamente, come l’Ungheria, che non invia «né armi né soldati». L’Austria, che è uno dei pochi stati neutrali, è decisamente «contro» e afferma che abbiamo bisogno di «una prospettiva diplomatica», mentre è «sorprendente tirar fuori un argomento che non fa consenso e crea un dibattito di cui non abbiamo bisogno». Macron lunedì aveva aggiunto: «Molti che oggi dicono mai, mai sono gli stessi che dicevano mai tank, mai aerei, mai missili di lunga gittata due anni fa», invitando ad avere «l’umiltà di constatare che abbiamo sovente 6-12 mesi di ritardo».

PER IL MOMENTO, lunedì sono state prese decisioni: cyber-difesa contro gli attacchi russi agli alleati; co-produzione di armi e munizioni; impegno a difendere i paesi minacciati, come la Moldavia; capacità di sostenere l’Ucraina alla frontiera con la Bielorussia con forze non militari; operazioni di sminamento. È stata formata una nuova coalizione per la consegna di missili a media e lunga gittata (più di 70 km, come gli Scalp, mentre la Germania frena ancora sui Taurus), e 15 paesi appoggiano l’iniziativa ceca per recuperare munizioni tra chi le possiede. Il Parlamento europeo ha approvato ieri un sostegno a lungo termine all’Ucraina.

In Francia, in applicazione dell’articolo 50-1 della Costituzione, Macron ha chiesto al governo un dibattito al Parlamento, seguito da un voto, sul sostegno militare all’Ucraina con l’accordo bilaterale di febbraio (decisione del G7 del giugno 2023, già applicata da Gran Bretagna, Germania, Italia e Canada, oltre alla Francia, mentre altri 25 paesi seguiranno).

L’ESCALATION verbale del presidente, per Jean-Luc Mélenchon «ci rende belligeranti» ed è «un atto irresponsabile», la guerra alla Russia «sarebbe una follia». Per Marine Le Pen, Macron «gioca a fare il leader di guerra, ha oltrepassato una nuova soglia nella co-belligeranza». Per Raphaël Glucksmann, capolista socialista alle europee, bisogna «aumentare massicciamente l’aiuto militare all’Ucraina per evitare la guerra totale». Il primo ministro, Gabriel Attal, ha spiegato che «non si può escludere nulla in una guerra che si svolge nel cuore dell’Europa».