Dopo nove morti, decine di feriti e di arresti, ieri il governo del Nicaragua ha aperto al negoziato: è la risposta alle proteste che da tre giorni attraversano il paese contro le controverse riforme sociali, l’aumento delle tasse per dipendenti e datori di lavoro
e l’introduzione di un’imposta del 5% sulle pensioni di anzianità e disabilità. «Le riforme sociali – ha detto la vice presidente Murillo – non sono proposte definitive, siamo aperti a discuterne». Da tre giorni numerose città, tra cui la capitale Managua, sonoè teatro delle proteste degli studenti, presto degenerate in violenza: scoppiati scontri tra sostenitori del governo e anti-governativi.