Andrew Cuomo correrà, e probabilmente vincerà, il terzo mandato come governatore dello Stato di New York, avendo sconfitto nelle primarie l’attrice e attivista per i diritti Lgbtq Cynthia Nixon che lo voleva superare a sinistra.

Cuomo è parte dell’establishment del partito ma le sue posizioni, proprio grazie alla presenza della sfidante, si sono allontanate sempre più dal centro moderato, abbracciando la lotta per legalizzare la marijuana che si va ad affiancare ai risultati già raggiunti dal governatore su congedo parentale, lotta alle armi, innalzamento del minimo sindacale, diritto allo studio universitario, sanità.

La sfidante, animata dalle migliori intenzioni, non era membro del partito, ma non aveva nemmeno nessuna statura imponente come militante di base. Non si ricordano sue presenze significative a manifestazioni, picchetti, convention, apparizioni a Zuccotti park, come per Susan Sarandon o Rosario Dawson. La palla quindi rimane nelle mani di Cuomo, vecchia volpe di partito che ricopre il ruolo già ricoperto dal padre, figura chiave democratica, Mario Cuomo.

E dovrà continuare a vedersela sia con i conservatori delle aree rurali dello Stato, che con il sindaco garbatamente socialista della città di New York, Bill de Blasio.

Ma la sterzata a sinistra che sta investendo gli Usa, nel caso di queste primarie newyorchesi, non si è limitata a spostare le posizioni di Cuomo. E una vittoria dell’outsider sul partito c’è comunque stata: è quella della 27enne Julia Salazar, candidata per la prima volta, che ha sconfitto con facilità il senatore uscente, il 67enne Martin Dilan, nel 18° distretto di New York, entrando così a far parte della schiera di candidati «ribelli di sinistra» che si proclamano socialisti, portano avanti un programma che contiene tutti i cavalli di battaglia di Sanders ed eliminano i principali candidati democratici che corrono col sostegno del partito.

Con la sua vittoria gli elettori newyorchesi delle primarie si sono vendicati anche di un gruppo di senatori democratici dissidenti, fondatori della Conferenza democratica indipendente, che hanno rotto con il partito, non per abbracciare posizioni più radicali, ma per unirsi e sostenere le posizioni repubblicane alla camera.

Nonostante un accordo politico fatto all’inizio dell’anno per porre fine allo scisma, sei degli otto membri dell’ormai defunta Conferenza democratica sono stati estromessi dalle primarie, segnale chiaro che gli elettori liberal di New York, che in passato avevano chiuso più volte un occhio, non sono disposti a tollerare nessuna collusione con i repubblicani in epoca di presidenza Trump.

Il candidato sconfitto, Dilan, non era tra questi senatori dem, ma rappresentava un distretto che negli ultimi tempi ha subito grandi cambiamenti, con residenti di vecchia data spinti ad andarsene dall’aumento degli affitti e un afflusso di nuovi arrivati, per la maggior parte bianchi e più ricchi.

Salazar ha costruito la sua campagna puntando proprio sul poco impegno del suo rivale nel fermare la gentrificazione. «Questa è una vittoria dei lavoratori – ha detto Salazar ai suoi sostenitori alla festa per la sua nomina – Questa è una vittoria per tutti voi, che ogni giorno avete bussato alle porte e avete avuto conversazioni su questi temi. La vittoria non riguarda me, ma i newyorkesi che si uniscono e scelgono di lottare. Insieme creeremo una New York migliore».