«Finché si è all’opposizione si è liberi di criticare a prescindere, e fino all’inverosimile; quando si amministra si diventa improvvisamente “ragionevoli” e… immobili. La responsabilità di questo Governo sta nell’inerzia, nel non avere posto la parola “fine” al far west delle trivelle. E dai Cinque Stelle non uno straccio di progetto di legge è stato finora presentato». Enzo Di Salvatore, costituzionalista, padre dei quesiti del referendum antitrivelle del 17 aprile 2016, cofondatore dei No Triv, ribatte al maldestro tentativo del M5S di scrollarsi di dosso il fatto d’aver dato, tramite il dicastero dello Sviluppo economico, del ministro Luigi Di Maio, l’ok a tre nuovi permessi di ricerca nello Jonio, davanti a Basilicata, Puglia e Calabria, a favore dell’americana Global Med Llc, con sede in Colorado.

La società potrà far uso, tra l’altro, dell’air gun, «bombe» d’aria e sonore, che causano danni. Rilasciate, inoltre, una concessione e una proroga di concessione nella provincia di Ravenna, con possibilità di perforare nuovi pozzi.

I PROVVEDIMENTI, del 7 dicembre, sono saltati fuori con la loro pubblicazione, a fine anno, sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse. Una… bomba per i pentastellati. «Mi si accusa di aver autorizzato trivelle… È una bugia – afferma Di Maio -. Queste ricerche erano state approvate dal Governo precedente e in particolare dal ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di impatto ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha sancito ciò che era stato già deciso».

«Non è così – precisa Di Salvatore -. I tre permessi sono stati firmati dal suo ministero. Non da un funzionario, ma dal dirigente competente. Di Maio gioca con un equivoco, che finisce per confondere: un conto è il piano politico, altro quello amministrativo. Politicamente è compito del Governo o del Parlamento adottare un atto normativo per bloccare i procedimenti; amministrativamente il dirigente è competente a firmare. Quindi se questo Governo non ha responsabilità politiche perché la firma su quei permessi ce l’ha messa un dirigente, allora neppure il Governo precedente ha alcuna responsabilità per aver avviato i procedimenti. Se invece si sostiene che il Governo precedente (quello del Pd, ndr) sia politicamente responsabile, allora lo è altrettanto quello in carica».

FURIOSO LO SCONTRO con gli ambientalisti.

Il sottosegretario Davide Crippa (M5S) si dice subito disponibile ad incontrare associazioni e movimenti. Stessa proposta era giunta dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ma… «Abbiamo molto apprezzato il suo invito a discutere della questione delle “trivelle” in Italia ed eravamo pronti – rispondono in una lettera, di ieri pomeriggio, il coordinamento nazionale No Triv, Ambiente e Salute nel Piceno, Stazione Ornitologica Abruzzese, Trivelle Zero Molise, Trivelle Zero Marche, Mediterraneo No Triv, Coordinamento No Triv Taranto, Italia Nostra Salerno, Nuovo Senso Civico, Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela – ma dopo la diffusione della notizia dei tre permessi di esplorazione, abbiamo concordato di non partecipare, per ora, al confronto».

PERCHÉ IN QUESTE ORE, rimarcano, ci sono state «una ridda di dichiarazioni, anche improvvide e ingenerose». Il Mise, quindi, prima si chiarisca e chiarisca.

Nella missiva viene ricordato anche l’appello lanciato «sei mesi fa, al momento della redazione dell’accordo di Governo, affinché si dessero risposte alle richieste di enti locali, cittadini, Regioni e di milioni di elettori».

Lapidari pure Wwf e Legambiente: «Finora, – affermano – in quest’ambito, nessun Governo, compreso quello del cambiamento, ha mosso paglia».

Nei territori interessati monta la rabbia. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, annuncia ricorso al Tar. «Impugneremo le nuove autorizzazioni – tuona -. Ci siamo sempre battuti in difesa del nostro mare». E parla di «ipocrisia politica» e «di delusione nei confronti di avversari con i quali la Regione ha in passato lealmente collaborato su queste grandi battaglie senza esitare ad entrare in contrasto con i Governi del centrosinistra».

I No Triv sostengono che le lentezze e le mancanze su questo fronte dei 5Stelle siano dovute alla sudditanza del movimento nei confronti della Lega e degli interessi industriali che quest’ultima rappresenterebbe.

E dopo il sì al Tap, l’ok alle trivelle è un’altra mina al volto ambientalista del M5S che, a quanto pare, vorrebbe avvicinarsi ai Verdi per un’alleanza in vista delle Europee.

MA ECCO proprio l’attacco dell’esponente dei Verdi, Angelo Bonelli, ieri, davanti a Montecitorio: «Di Maio ha giurato da ministro il primo giugno. Finora non ha prodotto nessun atto che desse un impulso più rigoroso alle ricerche petrolifere nel nostro Paese. Poteva introdurre il divieto all’air gun. Poteva abrogare l’articolo 38 dello Sblocca Italia (che unifica l’autorizzazione di ricerca con la concessione ad estrarre idrocarburi, ndr). Poteva introdurre per decreto la moratoria su alcune zone importanti dal punto di vista ambientale e sismico. Non l’ha fatto. La conseguenza è che oggi abbiamo tre permessi di ricerca su 2.200 km quadrati davanti alle spiagge più belle d’Italia e d’Europa, quelle del Salento. Ci rivolgeremo alla magistratura».