Oggi il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ieli ascolterà Rosanna Natoli, la consigliera laica del Csm finita al centro dello scandalo per aver incontrato in via privata e consigliata sul da farsi mentre era oggetto di un’inchiesta disciplinare la giudice Maria Fascetta Sivillo. Natoli è stata iscritta nel registro degli indagati per violazione di segreti d’ufficio e abuso d’ufficio dopo che la chiavetta Usb dell’incontro avuto Fascetta il 3 novembre dell’anno scorso è stato consegnato dal vicepresidente del Csm Fabio Pinelli alla procura di Roma. Da lì l’inevitabile apertura di un fascicolo e adesso l’aggravamento della posizione di Natoli, che nonostante tutto continua a non volersi dimettere. Su di lei si era espresso in maniera molto critica anche Sergio Mattarella, che la settimana scorsa ha convocato Pinelli al Quirinale proprio per esprimergli il suo disappunto sulla vicenda, ventilando la possibilità delle dimissioni come unica seria via d’uscita dall’imbarazzo di una situazione che getta discredito sul Csm in generale e sui laici – cioè i consiglieri nominati dal parlamento – in particolare.
La procura di Roma, ad ogni modo, sostiene che Natoli abbia rivelato a Fascetta notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete, «segnatamente quello sullo svolgimento della Camera di consiglio dopo la sua audizione». E ancora, Natoli «partecipava allo svolgimento del procedimento disciplinare e alla decisione, intenzionalmente procurando un ingiusto vantaggio alla Fascetto Sivillo» alla quale avrebbe «rivelato, nel corso di un colloquio del 3 novembre del 2023, l’orientamento espresso dai componenti della Commissione» e avrebbe pure «compiuto atti diretti e in modo non equivoco a procurarle un ingiusto vantaggio patrimoniale nell’udienza del luglio 2024 non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla sua volontà».
Ovvero per la seduta della seduta disciplinare durante la quale il suo avvocato Carlo Taormina ha consegnato la chiavetta Usb con la registrazione del colloquio del 3 novembre. Evento che ha causato l’immediata sospensione dei lavori e le conseguenti dimissioni di Natoli dalla commissione disciplinare. Da qui è cominciato il giro di valzer sulle sue dimissioni dal Csm: appelli in questo senso sono arrivati praticamente da ogni direzione – consiglieri togati in testa -, invocando la sensibilità istituzionale che dovrebbe essere propria di chiunque sieda nel consiglio dell’organo di governo autonomo della magistratura.
Natoli, emanazione diretta di Ignazio La Russa che ha fortemente sponsorizzato la sua candidatura al CSm, ricopre però un ruolo strategico per gli equilibri della maggioranza di governo: se dovesse dimettersi, infatti, nessuno dalle parti della destra è convito di riuscire a trovare i voti necessari (i tre quinti dell’assemblea) per sostituirla con una figura altrettanto organica a Fratelli d’Italia. Più probabile, in questo senso, che al suo posto venga scelta una figura tecnica. La resistenza di Natoli, tuttavia, ha ormai tutte le caratteristiche dell’impresa disperata: la sua iscrizione nel registro degli indagati della procura di Roma, infatti, potrebbe rappresentare il definitivo colpo di grazia.
Intanto ,per quanto riguarda l’affaire Fascetto in sé, la sezione disciplinare del Csm, riunita ieri, ha dichiarato inammissibile il ricorso di Taormina per la ricusazione dei componenti che si stavano occupando del caso.