L’hanno già battezzato il «patto di Posillipo», quello siglato ieri a Napoli tra i vertici del Pd locale e quelli del M5S. A Posillipo si trova il bar dove le due delegazioni si sono incontrare per chiudere la trattativa sulle comunali che andava avanti da settimane. Facendo così di Napoli la città più grande al voto in autunno in cui i due alleati del Conte 2 hanno trovato l’intesa.

«Napoli dà un segnale forte e può essere il laboratorio di questo percorso a livello nazionale», spiega Alessandro Amitrano, uno dei parlamentari 5s che componeva la delegazione insieme ai colleghi Gilda Sportiello e Luigi Iovino.

A testimoniare che la faccenda è molto seria in serata arriva il via libera di Luigi Di Maio: «Dopo mesi di incontri sul territorio, a Napoli abbiamo suggellato un ambizioso patto per le prossime amministrative. Il Movimento e il Pd correranno insieme, partendo dai temi e dall’ascolto dei cittadini».

MOLTO SODDISFATTO il segretario provinciale del Pd Marco Sarracino, che ha lavorato per mesi a questa soluzione, in un lungo braccio di ferro con il dubbioso governatore De Luca. «Vogliamo scrivere una nuova storia per Napoli lavorando ad una alleanza che ci auguriamo possa essere il primo passo di un percorso per la costruzione di un nuovo campo alternativo alla destra sovranista di Salvini, che ha sempre lavorato contro gli interessi del sud e di Napoli», dice Sarracino.

«Questa è la dimostrazione che il lavoro di un anno ha dato frutti». Il segretario dem spiega le priorità del programma: «Dalla lotta alle diseguaglianze a politiche di sviluppo in chiave ecosostenibile, dal miglioramento dei servizi minimi essenziali alla mobilitazione contro la criminalità organizzata».

AL MOMENTO L’IPOTESI di candidatura del presidente della Camera Roberto Fico pare tramontata. Il nome più forte su cui Pd e M5S stanno lavorando è quello dell’ex ministro dell’Università (ovviamente nel Conte 2) Gaetano Manfredi, già rettore dell’Università Federico II. «Su questo argomento non faccio dichiarazioni…», ha detto a chi lo ha contattato ieri.

Ma ormai il timing è serrato: entro una manciata di giorni l’ex ministro dovrà sciogliere la riserva. Facilitato in questo dalla recente sentenza della Corte costituzionale che, di fatto, spinge il governo a intervenire sui Comuni a rischio default. Il principale dubbio di Manfredi (molto vicino a Conte) riguarda infatti la tenuta dei conti di Napoli.

IN CASO DI DINIEGO del rettore, è pronto a scender in pista Vincenzo Amendola, sottosegretario con delega agli Affari europei, già segretario del Pd Campania. Ma è chiaro che per i 5 stelle sarebbe più facile chiudere su un nome civico come quello di Manfredi.

Dal clima di festa si chiama fuori il capogruppo 5S a Napoli (e già candidato sindaco nel 2016) Matteo Brambilla, che se la prende coi suoi parlamentari: «Non nel mio nome. Vorrei sapere in nome e per conto di chi questi rappresentanti dei cittadini, e non di un partito, con nessuna carica o delega a riguardo, continuano ad andare a sedersi a questi tavoli».

A ROMA, DOVE IL DIVORZIO tra dem e 5 stelle è conclamato, ieri si è candidata alle primarie del centrosinisrtra la consigliera comunale socialista (ex M5S) Cristina Grancio, per ora unica donna in campo insieme a Roberto Gualtieri (ricevuto nei giorni scorsi dal segretario di stato Vaticano Pietro Parolin) , Giovanni Caudo, Stefano Fassina e Paolo Ciani. Ma è pronta a correre anche la storica attivista Lgbt Imma Battaglia, con il sostegno del gruppo Liberare Roma di Massimiliano Smeriglio e Amedeo Ciaccheri.

L’annuncio è previsto entro la fine della settimana. «Il mio impegno politico è sempre all’ordine del giorno», ha spiegato. «Se c’è un progetto serio, di grandi valori per far ripartire la città, mi potrei mettere a disposizione, non mi sono mai tirata indietro nella lotta».

In difficoltà nella Capitale il centrodestra, che continua a premere su Guido Bertolaso (che ha detto più volte no) e intanto ipotizza candidature diverse come Giulia Buongiorno o Maurizio Gasparri. Caos anche a Milano, dopo il ritiro di Gabriele Albertini. Si parla di Maurizio Lupi, ma non convince chi vorrebbe un nome più civico.