The Intercept, la webzine no-profit americana creata dal cofondatore di eBay Pierre Omidyar, ha rivelato i contenuti della lista nera di Facebook, sinora tenuta segreta, riguardante «individui e organizzazioni pericolose».
L’elenco comprende più di 4.000 persone e gruppi, inclusi criminali, gruppi di odio, movimenti sociali militarizzati e presunti terroristi, tutti soggetti ritenuti pericolosi e di cui nei post non bisogna parlare esprimendo il proprio sostegno nei loro confronti. Chi lo fa potrebbe vedere i propri post cancellati o gli account sospesi, mentre ai soggetti inclusi nella lista è direttamente negato l’accesso alla piattaforma.

LA LISTA È COMPOSTA per il 70% da presunti terroristi stranieri, prevalentemente mediorientali, del sud dell’Asia e musulmani, e sono incluse anche organizzazioni criminali come gang e cartelli della droga, cioè «prevalentemente neri e latini». Il restante 30% è composto da bianchi.

Il criterio di pericolosità dei soggetti è classificato secondo un sistema a 3 livelli. Il livello 1 include coloro che causano «gravi danni offline» organizzando azioni violente contro civili, chiedendo di fare del male a dei gruppi protetti, o in quanto coinvolti nella criminalità organizzata. In questi casi Facebook rimuove contenuti e utenti che li «lodano, offrono supporto sostanziale e rappresentazione». Il livello 2 include «entità non statali violente» come i ribelli armati nella guerra civile siriana, per i quali Facebook consente «apprezzamenti» limitati alle loro azioni non violente. Il livello 3 è il meno grave, e subisce il minor numero di restrizioni: è composto da entità che violano le politiche di Facebook sull’incitamento all’odio e sulle organizzazioni pericolose, o dimostrano l’intenzione di «commettere violenza offline», ma che «non hanno commesso violenza fino ad oggi o sostenuto la violenza contro gli altri».

La notizia ha provocato la richiesta da parte di avvocati, giuristi e attivisti per i diritti civili di rendere pubblico l’elenco in modo che gli utenti sappiano quando corrono il rischio di vedersi cancellato un post o l’account. L’elenco inoltre, così come la politica di Facebook, suggerisce che la società imponga restrizioni più severe nei confronti dei non bianchi e dei musulmani. A preoccupare è anche l’accostamento di organizzazioni terroristiche come Al-Shabaab o Al Qaeda ad altre come il Palestinian Relief and Development Fund.
Facebook si è ripetutamente rifiutata di rendere pubblica la lista, sostenendo che metterebbe in pericolo i dipendenti e consentirebbe alle persone e le organizzazioni oggetto di divieto di eludere i paletti.

«THE INTERCEPT» sottolinea che il livello 1, il più pericoloso, include anche 500 gruppi «di odio», fra cui 250 gruppi di suprematisti bianchi, ma molte altre «milizie prevalentemente della destra bianca» sono invece collocati nel livello 3, il meno restrittivo, anche se si tratta principalmente di formazioni «anti-governative», ad esempio movimenti cospirazionisti come QAnon.

I CRITERI DI FACEBOOK sembrano prendere molti spunti direttamente dal governo Usa (benché la maggior parte dei suoi utenti non sia statunitense): per esempio dall’elenco del Dipartimento del Tesoro dei gruppi terroristici ufficialmente sanzionati, in gran parte privo di suprematisti bianchi, e incentrato invece sulle minacce percepite dall’America di Bush dopo l’11 settembre, quando l’elenco è stato stilato.
La lista include due pubblicazioni anarchiche, Crimethinc e It’s Going Down, entrambe classificate nella categoria dei movimenti sociali militarizzati e nella sottocategoria delle «milizie armate», anche se i gruppi hanno sempre affermato di essere solo organi di informazione.