La protesta popolare non violenta più antica e duratura della Turchia, quella delle “Madri del sabato”, ha raggiunto le mille settimane di presidio. Dal 1995, ogni sabato, con grande tenacia, un gruppo di persone si riunisce davanti al Liceo di Galatasaray a Taksim/Istanbul. Sono alla ricerca dei loro cari scomparsi.

IL PRIMO PRESIDIO risale al 27 maggio 1995, due mesi dopo la scomparsa di Hasan Ocak che era in detenzione provvisoria per gli scontri avvenuti nel quartiere di Gazi a Istanbul, il 21 marzo 1995. Sua madre, Emine Ocak, la famiglia e gli amici lo hanno cercato per 55 giorni. Il 15 maggio il corpo di Hasan è stato ritrovato nel cimitero dei senzatetto, evidenti segni di tortura. Il suo caso ha fatto scattare la lotta delle “Madri del sabato”. Al loro primo sit-in c’erano 20 persone.

Questa prima azione ha spinto una serie di madri a scendere in piazza con un obiettivo comune: ritrovare i loro figli ma anche individuare i colpevoli.

L’INIZIATIVA SI ISPIRA alle madri di “Plaza de Mayo”, i cui figli furono fatti sparire dalla giunta militare in Argentina. Anche in Turchia, le “Madri del sabato” cercano i loro cari, considerati “scomodi” dallo Stato per le loro idee e posizioni politiche.

Tra queste donne c’è anche Besna Tosun, alla ricerca di suo padre da 29 anni. «Avevo 12 anni quando lo hanno preso e portato via davanti ai miei occhi. Poco dopo, mia madre si è rivolta all’Associazione per i Diritti umani (Ihd) e quando siamo venute a sapere dell’esistenza delle “Madri del sabato” ci siamo unite a loro. Da quel giorno sono in piazza ogni sabato».

IL PADRE DI BESNA si chiama Fehmi Tosun e aveva 35 anni quando è stato rapito nel giardino della sua abitazione di sera a Istanbul. La famiglia si è rivolta subito alla polizia, che ha risposto dicendo che non poteva fare nulla. Il percorso legale sul suo caso si è concluso nel 2003: la Corte europea dei Diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato la Turchia e il governo dell’epoca pagò il risarcimento. Ma tuttora non si sa dove si trovi Fehmi Tosun e nessun responsabile è stato identificato. Nel 2019 il caso è caduto in prescrizione. «Le scomparse non vengono definite come reati contro l’umanità in Turchia, quindi, dopo 20 anni, possono cadere in prescrizione. Purtroppo, il caso di mio padre non è l’unico», racconta Besna con amarezza.

LE “MADRI DEL SABATO”, con la loro determinazione, hanno reso di pubblico dominio un fatto noto ma oscurato. Da mille settimane cercano di creare consapevolezza a livello popolare, portando avanti un percorso politico e giuridico con l’intento di evitare che simili casi si ripetano e che i colpevoli siano identificati. «Sappiamo che ci sono stati governi complici – aggiunge Besna – e altri che non hanno voluto muovere un dito, perché non indagano né puniscono i colpevoli. Per questo siamo sempre qui».

DAVANTI AL LICEO DI GALATASARAY ci sono almeno tre autobus pieni di poliziotti tutti i giorni a tutte le ore, anche se il presidio delle “Madri del sabato” si svolge solo una volta a settimana e dura appena 15 minuti. La repressione della polizia si è fatta permanente dal 2018.

«In questi anni sono stati aperti diversi processi a causa di questo presidio e delle mie rivendicazioni, tuttavia, in merito a mio padre non è stato aperto nessun fascicolo. Far scomparire le persone in detenzione provvisoria o in altre circostanze è un reato permanente finché non vengono ritrovate quelle persone e puniti i colpevoli. È un reato che esiste da anni ma non viene punito. Quindi la nostra posizione resta ferma: pretendiamo informazioni e nel caso la possibilità di trovare il corpo e svolgere i funerali. Per questo siamo ancora qui», così Besna Tosun riassume il motivo della loro lunga lotta.

Ma svolgere questo presidio è diventato sempre più difficile. «Per ben 30 settimane numerose persone sono state prese in detenzione provvisoria. Ora poche persone sono autorizzate ad accedere a questa piazza», spiega Besna, illustrando la situazione attuale.

OGGI SARÀ IL MILLESIMO presidio delle “Madri del sabato”. «Vorremmo sederci in piazza in massa. Speriamo che saranno rimosse le transenne della polizia e non ci saranno limitazioni. Non sappiamo cosa ci aspetta – conclude Besna – ma noi ci saremo anche stavolta».