Finale di legislatura con sorpresa: il matrimonio egualitario diventa legge anche in Germania. Uno straordinario risultato che si deve ai decenni di lotte del forte movimento lgbt tedesco, ma anche a un’accelerazione politica figlia delle strategie elettorali di leader e partiti in vista delle urne del prossimo 24 settembre.

A fare la prima mossa era stato il numero uno della Spd Martin Schulz nel congresso dello scorso fine settimana: «Non firmerò nessun accordo di governo che non preveda il matrimonio per tutti». Finalmente un argomento che divide chiaramente socialdemocratici e democristiani, finalmente un tema che può mettere in difficoltà la cancelliera conservatrice di fronte a una società aperta e tollerante: così pensavano Schulz e i suoi. Macché.

Tempo un giorno e Angela Merkel compie una delle sue spregiudicate svolte che le valgono il nomignolo Merkiavelli: ad un dibattito pubblico organizzato dalla rivista femminile Brigitte dà un sostanziale via libera al matrimonio fra persone omosessuali, riconoscendo che si tratta di «una questione di coscienza personale». Non c’è più nessun veto da parte sua.

Un cambio di rotta che ha lasciato di stucco i suoi stessi colleghi di partito, divisi fra una maggioranza contraria e una minoranza che, sul modello dei Tories britannici, ormai da tempo vuole riconoscere anche a gay e lesbiche il diritto di sposarsi. Tornata forte e con il vento in poppa dei sondaggi, Merkel non ha ritenuto di dover interpellare nessuno, fidandosi del fiuto politico che non le manca. Capendo che quella del matrimonio egualitario poteva davvero diventare un’arma pericolosa nelle mani di Schulz, ha pensato bene di lasciarla senza munizioni.

Esattamente come fece con il nucleare o con il salario minimo, la leader democristiana è pronta a sacrificare qualunque posizione pur di centrare l’obiettivo della «smobilitazione asimmetrica» degli avversari: la sua stella polare è non suscitare reazioni di rifiuto che convincano l’elettorato progressista a votare in massa contro di lei. A costo di suscitare mugugni nelle proprie file (e nella Chiesa cattolica), l’importante è non farsi odiare dagli altri.

Spiazzati dalla mossa della cancelliera di lunedì sera, i socialdemocratici hanno però subito rilanciato: da punto all’ordine del giorno per la prossima legislatura, il matrimonio egualitario lo è diventato di questa, ormai al termine. Schulz ha dunque annunciato, l’altro ieri, che la Spd, violando per la prima volta il patto di grande coalizione, avrebbe fatto ciò che si è rifiutata di fare nei quattro anni precedenti, e cioè portare nell’aula del Bundestag la proposta di legge con l’accordo di Verdi e Linke: i tre partiti hanno la maggioranza numerica della camera bassa. Contromossa a stretto giro: Merkel dichiara ufficialmente di fronte al suo gruppo che i deputati democristiani possono votare come vogliono. Ieri, l’ultimo passaggio: la commissione parlamentare competente dà luce verde al passaggio della proposta in aula.

Domani lo storico voto, che sarà nominale, poi qualche formalità al Bundesrat, la camera dei Länder, e – salvo imprevisti – entro la fine di luglio la Germania sarà il quattordicesimo Paese europeo (il dodicesimo nella Ue più Norvegia e Islanda) in cui le coppie fra omosessuali non sono in alcun modo legalmente discriminate. Le unioni civili stipulate dal 2001 a oggi potranno trasformarsi in matrimonio con una dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile. Le coppie potranno così acquisire anche il diritto pieno all’adozione: finora valeva solo la stepchild adoption.