La cancelliera tedesca nel mirino dall’intelligence russa. «Ci sono chiare prove di oltraggiosi atti di hackeraggio nei miei confronti e contro i deputati. Onestamente, ciò mi addolora molto. Mi sforzo ogni giorno di migliorare i rapporti con la Russia, ma poi arrivano segnali di questo tipo», denuncia Angela Merkel durante il question-time al Bundestag, rispondendo all’interrogazione di Tabea Rössner (Verdi) sul cyber-attacco del 2015, quando venne violata la posta della cancelliera e paralizzato il sistema informatico del Parlamento.

Da qui la caccia dei servizi tedeschi ai responsabili. Insieme agli “alleati” dell’Fbi, cioè il controspionaggio del Paese che dall’ambasciata di Berlino intercettava il cellulare di Merkel e metà del governo. Vecchio effetto della nuova Guerra Fredda, che riporta la Germania in mezzo ai soliti fuochi.

Da un lato l’irrinunciabile rapporto con la Russia, dall’altro l’imprescindibile dipendenza politico-militare da Washington. Che ora «chiede», almeno, la testa di Dimitri Badin: agente del Gru (il servizio segreto militare russo), già al centro del fascicolo aperto dalla Procura federale tedesca che prepara il suo mandato di cattura.