Tutte le strade della destra europea portano a Roma. Von der Leyen e Meloni ieri non si sono incontrate, ma il loro è un rapporto strettissimo che condiziona l’Europa e, si potrebbe dire, ne cambia l’anima. Ne è convinto Ulrich Schneider, segretario della Federazione internazionale dei resistenti (Fir), che riunisce associazioni di veterani della guerra contro il nazi-fascismo, partigiani (e oggi soprattutto i loro eredi) provenienti da quasi tutti gli stati dell’Europa occidentale, dell’Est, e anche dalla Russia. «Combattiamo i regimi fascisti di ogni tempo e i tentativi dei gruppi neofascisti di andare al governo», spiega Schneider.

Lo abbiamo incontrato in occasione dell’iniziativa «L’Europa che vogliamo. Proposte per un’Ue democratica, solidale, pacifista e antifascista» organizzata dall’Anpi, membro italiano della Fir, che si è svolta venerdì e sabato scorso a Roma. In quell’occasione il presidente dell’Anpi Pagliarulo ha lanciato l’appello in vista delle europee: «Ogni voto è fondamentale per difendere ed espandere democrazia e partecipazione, per fermare l’onda nazionalista, neofascista e neonazista, per un’Ue portatrice di pace».

Il premier ungherese è letale per il suo paese, ma a Bruxelles cambia posizione con facilità perché quello che gli interessa sono i soldi e il potere

Siete l’internazionale antifascista e ‘resistente’. Vede fascisti oggi, oltre che nei partiti e movimenti di estrema destra, anche tra i governi dei paesi Ue?
Uno di sicuro: il governo Meloni.
Scusi? Di solito si pensa piuttosto a Orbán, che di Meloni è comunque amico e alleato.
Mi spiego. Trovo che la leader di FdI sia molto più pericolosa del premier ungherese, così come del passato governo del Pis in Polonia. Lo è almeno a livello internazionale. Orbán è letale per l’Ungheria, è vero, ma a Bruxelles cambia posizione con facilità, perché quello che gli interessa sono i soldi e il potere.

La presidente del Consiglio italiana invece?
Quello che trovo pericoloso è che la strategia di Giorgia Meloni non consiste nell’abbattere l’Europa, ma nel modificarne le caratteristiche principali, i valori di base. Insieme al suo alleato Salvini, cerca di cambiare le basi dell’Europa nata a Ventotene.

In che modo?
Prendiamo il caso dell’immigrazione. Meloni non dice semplicemente a Bruxelles: questi sono i vostri errori, dal mio punto di vista. Abilmente ha trasformato il suo messaggio e ora il suo appello alle istituzioni europee si potrebbe tradurre così: aiutate l’Italia, lavorate per la fortezza Europa. I leader europei, cominciando da von der Leyen, le danno retta. Sintetizzando: Meloni ci mette la partitura, von der Leyen la esegue.

Parlando di estrema destra internazionale, c’è Alternative fur Deutschland (AfD) che fa paura sia in Germania, il suo paese, che fuori.
Che poi è un partito che di alternativo non ha nulla. I problemi che individua sono spesso reali – la mancanza di alloggi e stabilità sociale -, ma poi non fornisce soluzioni. Trova più comodo scaricare le responsabilità sui migranti, che non hanno colpa.

Altissimo nei sondaggi, ma al momento senza responsabilità di governo in Germania.
Però dialoga con Salvini, che è al governo in Italia. Il co-leader di AfD Tino Chrupalla lo scorso dicembre era a Firenze alla convention del gruppo europeo Identità e democrazia (Id).

Tra le relazioni importanti di Salvini c’è quella con Marine Le Pen. Non pensa che sia stata un modello per Meloni?
Lei è un’esponente della destra estrema, ma ha provato a mascherarsi da più moderata, anche per come funziona il sistema delle presidenziali in Francia, che richiede di cercare elettori nelle classi medie urbane. Il nuovo movimento fondato da Eric Zemmour e alleato in Europa proprio di Meloni gioca invece il ruolo della destra nera più aggressiva.

Torniamo a Budapest. Cosa pensa del caso di Ilaria Salis, attivista antifascista?
Oltre alla mia solidarietà a Ilaria, mi sembra un tentativo da parte di Orbán di punire un’attivista in modo esemplare per lanciare un avvertimento a tutti gli altri antifascisti.

Qual è il vostro messaggio agli elettori delle europee?
Per noi l’imperativo è: nessun consenso all’estrema destra. Scegliete candidati che possano costruire un’Europa dei popoli che guardi alla pace come prospettiva. E soprattutto, che non diventi mai una fortezza.