«Il» presidente del Consiglio prova a mettersi nei panni di tutte le donne del mondo. E le riesce male, naturalmente. La gestazione per altri? «È la schiavitù del terzo millennio», dice Giorgia Meloni in un’intervista al magazine Grazia. E ancora: «Oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo. Maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile. Tutto questo andrà a discapito delle donne».

Il tema era l’identità di genere, materia sensibile sulla quale si dibatte già da anni, si sa, che divide femministe e sociologi, ma sulla quale a un presidente del Consiglio – che è donna ma preferisce declinare il proprio ruolo al maschile – si richiederebbe forse un passo più felpato. E invece Meloni picchia giù duro: «Oggi per essere donna, si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender. La pensano così anche molte femministe».

E infatti subito arriva il plauso di Cristina Gramolini, presidente di Arcilesbica, che concorda sul fatto che non si è donna «per la sola autodichiarazione», e che ciò «nuocerebbe alla realtà e alle donne, ad esempio negli sport femminili o nelle politiche di pari opportunità».

Non è d’accordo invece l’Arcigay: «Gli studi di genere – che non sono un’ideologia ma tengono assieme punti di vista anche dissimili – non negano i corpi in cui nasciamo, né la differenza tra essi, ma – obietta Natascia Maesi – mettono in discussione i ruoli di genere costruiti socialmente in base a questa differenza e i rapporti di potere che ne derivano». La presidente di D.i.Re Antonella Veltri, invita la premier a «dare riscontri» sulla violenza maschile, vera piaga delle donne, altro che la «non meglio definita teoria gender». Per Non una di meno, «la teoria gender è un’invenzione strumentale» che «si oppone alla realtà concreta delle persone».

Anche Gaynet e il Partito Lgbtq+ protestano: «Il Presidente del Consiglio dovrebbe rappresentare tutti» e invece vuole «cancellare la nostra comunità che rappresenta il 15% degli italiani».