Giornalisti fuori dalla porta e telecamere spente. Si “processa” così, nella sala riunioni numero 3.101 del Bundestag, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, chiamata a rispondere del maxi-scandalo che ha travolto il ministero della Difesa da lei guidato fino a pochi mesi fa.

Entrata dall’ingresso posteriore della Marie-Elisabeth Lüders Haus, 48 ore fa ha dovuto spiegare alla Commissione d’inchiesta come è possibile che da gennaio a giugno 2019 il suo dicastero abbia speso la stratosferica cifra di 155 milioni di euro in «consulenze esterne». Ovvero, come mai Katrin Suder, da lei promossa a segretaria di Stato sei anni fa, figurasse tra i dirigenti di Mc Kinsey, una delle società beneficiarie della pioggia di denaro. E per quale motivo sul vecchio cellulare di servizio dell’ex ministra non si trovano più i dati del traffico telefonico proprio di quel semestre.

Interrogatorio politicamente imbarazzante a Berlino come a Bruxelles, ma anche il secondo colpo in una settimana al cerchio di potere della cancelliera Angela Merkel, che dopo avere perso l’erede “Akk” si ritrova con l’altra delfina nel mare di rogne riassunte dal deputato Linke, Mattias Hohn: «Sono saltate tutte le regole sulla selezione e l’impiego dei consulenti nella pubblica amministrazione. Le conoscenze personali hanno influenzato le decisioni del ministero della Difesa» puntualizza il primo firmatario dell’interrogazione che ha scoperchiato lo scandalo costato giovedì l’urgente convocazione della presidente europea al Parlamento di Berlino.

Un caso difficile da giustificare soprattutto ai tedeschi, assai poco inclini a chiudere un occhio sulla distrazione delle tasse, peggio ancora se al di fuori della legalità come dalle reali necessità delle forze armate, che faticano a mantenere lo standard operativo richiesto dalla Nato.

La presidente Von der Leyen ci ha provato così: «Certo abbiamo commesso degli errori e ci sono state anche violazioni nell’aggiudicazione dei contratti» ammette senza indugiare ma solo al plurale. Prima di specificare che fu informata degli «anomali» contratti milionari «solo l’estate di due anni fa, dalla relazione della Corte dei conti».

Parole da confrontare con le 40 testimonianze e i 4mila documenti attualmente agli atti del Bundestag. A cominciare dai dettagli anticipati dallo Spiegel cui risulta che «Katrin Suder ha introdotto i suoi ex colleghi di “McKinsey” al ministero della Difesa, e poi l’azienda ha ricevuto ordini per milioni dall’amministrazione militare». Secondo il settimanale, Von der Leyen non solo era informata già da gennaio 2018 ma aveva pure discusso la questione in una riunione top-confidentia del Comitato di difesa.

Del resto, risulta praticamente impossibile nascondere, per esempio, come il consulente Timo Noetzel, che come Soder aveva lavorato a “McKinsey”, «ha fatto lievitare i contratti tra l’azienda e le forze armate da 459 mila a 20 milioni di euro».