«Alcune persone avevano i segni di ferri incandescenti applicati sulla pelle, altre cicatrici da colpi di arma da fuoco e ustioni di vario tipo. In genere questi problemi emergono dopo, ma stavolta in tanti, appena scesi sul molo, ci hanno raccontato di aver subito violenze e torture». Nicolò Binello ha visitato insieme ai colleghi di Medici senza frontiere i migranti arrivati ieri mattina a Lampedusa su un grande barcone che trasportava 539 persone.

Bangladesh, Marocco e Siria le nazionalità prevalenti. E poi: Yemen, Eritrea, Palestina, Nigeria, Ghana, Algeria. Una piccola torre di babele di lingue e provenienze riunite sulle coste libiche di Zuara. Partiti tre giorni prima, sono stati soccorsi al largo di Lampedusa dalle motovedette della Capitaneria di porto e Guardia di finanza.

AD ACCOGLIERLI al molo Favaloro c’era anche Marta Barabino, operatrice di Mediterranean Hope, il programma delle chiese valdesi presente sull’isola: «Molte persone erano disidratate. Altre in condizioni psicofisiche difficili. Nello sguardo paura e tanta fatica. È stata una giornata calda e lunga, fatta di sole e attese». Nelle ore seguenti sono stati una decina i piccoli sbarchi, per un totale di circa 250 migranti, quasi tutti tunisini.

All’arrivo sono sottoposti a triage sanitario e poi trasferiti dal molo Favaloro, considerato zona militare, all’hotspot di Contrada Imbriacola, nascosto nella pancia dell’isola. La struttura potrebbe ospitare un massimo di 250 persone, ma ieri le presenze hanno superato quota 1.400.

Per alleggerire la pressione è arrivata la nave Diciotti, della Guardia costiera. Il pattugliatore d’altura rimase coinvolto ad agosto 2018 nei «porti chiusi» dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo aver salvato 177 persone, ma stavolta si occuperà solo di trasferirne 375 sulla terraferma, a Pozzallo. In giornata è attesa la nave quarantena Azzurra.

DA AGRIGENTO il procuratore Luigi Patronaggio ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sul maxi sbarco. Dalle informazioni trapelate non si tratterebbe del solito fascicolo sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina funzionale a individuare presunti scafisti. La procura siciliana vorrebbe capire meglio che tipo di organizzazione si cela dietro un evento di tale portata, anche alla luce dei segni di violenza sui corpi delle persone e della verosimile ipotesi che siano state detenute in centri di prigionia di grandi dimensioni.

L’utilizzo di imbarcazioni cariche di centinaia di migranti è diventato meno frequente dal 2013, quando i due terribili naufragi di inizio ottobre causarono quasi 600 vittime, ma l’evento di ieri non è isolato. Nel 2021 ci sono stati almeno quattro casi analoghi. Il 7 maggio a Lampedusa sono arrivati un peschereccio e un barcone con 474 e 321 persone. Entrambi erano partiti da Zuara.

Un’imbarcazione di provenienza libica con 470 migranti ha raggiunto l’isola il 7 luglio. Il quarto caso riguarda un barcone soccorso in acque internazionali da Sea-Watch 3 e Ocean Viking: oltre 400 persone messe al sicuro nella notte del primo agosto. Secondo una testimonianza diretta era partito da Zuara.

LE TRACCE di queste pericolose imbarcazioni sembrano dunque condurre alla città situata tra il confine tunisino di Ras El Jadir e Tripoli. Uno snodo importante per i trafficanti di esseri umani, ma anche una zona di forti interessi energetici. Soprattutto italiani. A 20 km da Zuara si trova l’impianto di trattamento di petrolio e gas di Mellitah, gestito in partnership da Eni e la compagnia nazionale libica Noc. Da lì parte il gasdotto Greenstream, che arriva in Sicilia.

Da questo lato del mare l’arrivo dei migranti è stato commentato dal sindaco di Lampedusa Salvatore Martello. «È necessario accendere i riflettori sugli “altri Afghanistan” e garantire anche a quelle popolazioni corridoi umanitari gestiti dalle istituzioni internazionali – ha detto – Ciascun essere umano deve avere la possibilità di vivere una vita migliore, specie se le condizioni del paese di origine non lo permettono». Il primo cittadino ha poi chiesto al governo «strumenti e misure specifiche» per il sostegno ai territori di frontiera «in prima linea sul fronte dell’accoglienza».

LA LEGA ha usato gli arrivi di questi giorni per tornare a chiedere le dimissioni di Lamorgese.