Economia

Mattarella: «Abbattere il debito è ineludibile, ma sono opinabili i giudizi dei mercati»

Mattarella: «Abbattere il debito è ineludibile, ma sono opinabili i giudizi dei mercati»Il videointervento a Cernobbio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – LaPresse

L'intervento a Cernobbio Il presidente della Repubblica in videoconferenza ha criticato i nazionalismi alla Orban e chi vota i trattati Ue e poi li critica come il governo Meloni, a cominciare dal ministro dell'Economia Giorgetti. Il Quirinale chiede di continuare sulla strada del Next Generation Ue ma sarà più probabile un "Next War Act" con il quale l'Europa finanzierà l'industria delle armi

Pubblicato circa un mese faEdizione del 7 settembre 2024
Nazionalismo contro europeismo. In mezzo, non citata, l’austerità rimessa a nuovo dal patto di stabilità che tornerà a peggiorare i tradizionali squilibri dell’Unione Europea. Si può riassumere così il classico scontro tra visioni opposte che è andato in scena ieri alla Villa d’Este di Cernobbio durante il Forum Ambrosetti. Da un lato, c’era Viktor Orban, presidente di turno del consiglio dell’Ue che preferisce un’Europa unita dai mercati. Dall’altro lato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha sostenuto il completamento di un ordinamento politico che comprenda l’economia, la fiscalità e la finanza.
Nel discorso fatto in un video-collegamento Mattarella ha sostenuto un ripensamento del calcolo degli interessi sul debito pubblico italiano, il più alto d’Europa, e ha rivolto una critica ai mercati la cui «affidabilità può rivelarsi quanto meno opinabile».
L’Italia, ha detto il presidente della Repubblica, «ha pagato più interessi di quelli pagati insieme da Francia e Germania, eppure è un debitore onorabile» ha detto. L’andamento dei tassi è, a parere di Mattarella, un «termometro opinabile» alla luce della «storia trentennale» del paese, con «avanzi statali primari annui e con un debito pubblico cresciuto in larga misura dal 1992, principalmente a causa proprio degli interessi». «Molta strada resta da fare per dare razionalità a un mercato dei titoli pubblici che tenga conto anche della situazione della ricchezza delle famiglie». Per farlo è necessaria una «dimensione europea», che «potrebbe costruire verità» sulla reale situazione economica dell’Italia, che secondo i dati diffusi ieri a Cernobbio, con un +0,8% del Pil a fine anno non sfigura di fronte alla Germania (+0,2%) e si accoda alla Spagna (+2,3%).
«Il mio – ha aggiunto Mattarella – non è un invito a trascurare il debito che è necessario abbattere ,ma un invito a completare l’edificio finanziario europeo». L’Europa del resto è «incompiuta» nonostante le «recenti lucide scelte a seguito della pandemia». «Scelte di discernimento significative» che sono sfociate in «politiche coraggiose sul debito con Next Generation Ue».
È difficile che il Next generation sia rinnovato, almeno nella formula post-pandemica. Non è escluso che si faccia invece un «Next War Act» per finanziare le industrie delle armi, come del resto sollecitato da Mario Draghi il cui «rapporto sulla competitività» sarà presentato dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen lunedì prossimo.
Esplicita è stata la critica di Mattarella alla doppiezza di chi prima vota i trattati e i patti europei varati dalla Commissione, dal Consiglio e dal Parlamento e poi li bersagliano in patria. «Le scelte che, talvolta, sono oggetto di polemiche a livello locale – sconcertanti quando derivano da protagonisti che han preso parte a questi passaggi – sono il frutto non di normative imposte da oscuri poteri, bensì sono concordate in sede comunitaria tra i governi nazionali» ha detto Mattarella.
Una propensione riemersa nel governo Meloni (a cominciare dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti) che prima ha votato il controverso «patto di stabilità» che era stato sospeso durante la pandemia e poi lo ha criticato perché lo mette in difficoltà. «L’Europa è incompiuta, è un progetto in divenire – ha aggiunto Mattarella – una volta imboccata la strada della unione economica rispetto a quella politica, a dettarne i ritmi sono state le “solidarietà di fatto” preconizzate da Robert Schuman». Solidarietà che hanno giovato alle classi dominanti con le politiche degli avanzi primari e agli stati-guida (Francia e Germania) attraversati da pericolose crisi politiche.

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