Massimiliano Smeriglio: «Autoritarismo nel cuore della crisi continentale»
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Politica

Massimiliano Smeriglio: «Autoritarismo nel cuore della crisi continentale»

Intervista Come nel 1994: allora il manifesto è stato tra i primi a cogliere la portata storica del berlusconismo. Oggi ha indovinato la barricata giusta dalla quale battersi
Pubblicato 6 mesi faEdizione del 23 aprile 2024

Massimiliano Smeriglio, lei è stato tra i primi ad aderire all’iniziativa del manifesto per il 25 aprile. Perché crede sia importante tornare a Milano?
Perché Milano è la città della insurrezione popolare del 23/25 aprile del ‘45 con, ancora oggi, una presenza capillare dei circoli Anpi. E perché il manifesto nel 1994 comprese, tra i primi, la portata storica dell’avvento del berlusconismo e tentò una prima linea di difesa contro quella narrazione che puntava dritta alla delegittimazione della Resistenza e dunque della Costituzione repubblicana. Oggi ci troviamo dentro un salto di fase politica simile. Ad aver destrutturato il Paese sono le destre estreme, figlie legittime del Movimento sociale. Il tema non è il rischio fascismo ma una forte torsione autoritaria che punta a chiudere i conti con l’antifascismo e il dissenso, come si vede nelle università. Per questo penso che, ancora volta, il manifesto ha indovinato la barricata giusta su cui battersi. Anche perché l’avanzare delle democrature riguarda il cuore della crisi occidentale. A partire dall’Ungheria di Orban, per questo è importante la candidatura della Salis nelle liste Avs, liberare Ilaria per liberare l’Europa.

I valori che si celebrano sono quelli della lotta di liberazione, della resistenza, dell’antifascismo. Per cosa dobbiamo continuare a combattere oggi?
Per contrastare la deriva razzista, patriarcale, omofoba, clima negazionista che attraversa tutto il mondo, Europa compresa. Soprattutto vogliamo contrastare la guerra, l’economia di guerra, la propaganda di guerra e batterci per il cessate il fuoco in Palestina contro il massacro quotidiano di civili perlopiù bambini. La pace non è una opzione etica ma una precisa scelta politica. Come anche il disarmo del discorso pubblico intossicato da propaganda e pensiero debole.

A partire dall’aggressione russa all’Ucraina, l’Europa ha cominciato a riarmarsi, pensando alla propria difesa. Le sembra strada giusta per affrontare le crisi internazionali? E qual è l’alternativa?
Mi sembra una strada sbagliata. Peraltro neanche uno straccio di accenno alla difesa comune europea ma il riarmo di 27 eserciti di 27 Stati e 27 Stati maggiori. Un aumento esponenziale di risorse economiche per la produzione di armi. Armi che la Francia e l’Italia producono e che paesi come la Germania comprano. La Germania in particolare ha varato un piano straordinario per il riarmo da 100 miliardi di euro. La più grande manovra economica bellica dal 1945 ad oggi. L’alternativa è quella di potenziare la naturale vocazione europea a svolgere una funzione terza sugli scenari di guerra. Una funzione capace di investire in diplomazia e negoziati. Fondamentale per svolgere questa funzione la indipendenza e l’autonomia europea dall’agenda atlantica. Prima che l’allargamento del conflitto all’Iran renda il quadro ancora più drammatico.

Tra meno di due mesi si vota per il rinnovo dell’Eurocamera e lei è candidato per Avs nei collegi Centro e Nord ovest. Quali saranno le priorità del prossimo ciclo politico europeo?
Sarà fondamentale nella prossima legislatura difendere e rilanciare gli obiettivi del green new Deal ed Next generation Eu. La Destra ha intenzione di ridimensionare i progetti di inclusione sociale transizione ecologica e digitale presenti in Next generation Eu e vuole sempre più investire in armi. Bloccare questa escalation bellicista e guerrafondaia sarà uno degli obiettivi principali a partire dall’avvio della prossima legislatura europea. Insieme alla difesa dei diritti umani dello stato di diritto della libera espressione affettiva e sessuale.

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