«Non ho mai pensato di subordinare gli sbarchi ai ricollocamenti dei migranti» spiega l’ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia nell’Unione europea. Il diplomatico parla a Catania nel corso dell’udienza preliminare sul caso Gregoretti che vede il leader Matteo Salvini accusato di sequestro di persona per aver ritardato, nel luglio del 2019, lo sbarco di 131 migranti dalla nave della Guardia costiera. Giunto ormai alla quinta udienza, il procedimento si avvia verso la conclusione. Per il 10 e 23 aprile è fissata la discussione per il pubblico ministero, le parti civili e la difesa dell’ex ministro dell’Interno, mentre la decisione finale del gup Nunzio Sarpietro sull’eventuale rinvio a giudizio o il non luogo a procedere è attesa per il 14 maggio.

Ma intanto nell’aula bunker del carcere Bicocca ieri si è andati avanti con la ricostruzione dei rapporti tra Italia e Unione europea nella ricerca di Paesi disposti ad accogliere i migranti. «Non essendoci accordi, i ricollocamenti avvenivano su base volontaria da parte dei Paesi, quindi non era possibile conoscere in quanto tempo i migranti sarebbero stati ricollocati in Europa», ha detto l’ambasciatore. Spiegando come suo compito era quello, una volta ricevuta indicazione da Roma, di contattare gli Stati sollecitandoli ad accogliere i naufraghi.

L’avvocato Giulia Bongiorno, che difende il leader della Lega, mostra una mail inviata da Massari alla Commissione europea per sollecitare l’intervento degli Stati. «Voleva dire che i migranti non sarebbero sbarcati fino a quando non si fossero avuti i ricollocamenti?» chiede. «No, lo dicevo per ottimizzare il mio lavoro che non ho mai pensato di subordinare allo sbarco» risponde Massari, aggiungendo che non è mai esistito un legame tra le pressioni esercitate in Unione europea e la decisione di fra sbarcare i migranti.

Soddisfatti i legali di parte civile dalla deposizione del diplomatico e dalla ricostruzione fatta su come avvenivano i ricollocamenti e sui tempi incerti degli stessi. «Quanto detto dall’ambasciatore, e quanto dichiarato nella precedente udienza dalla ministra Lamorgese, a nostro avviso chiarisce che trattenere su una nave militare, che è già territorio italiano, persone che avevano già sofferto abbastanza è stata una decisione non giustificata da nulla, dettata solo dalla necessità di fare propaganda, confermando così  le contestazioni contenute nell’ordinanza del Tribunale dei Ministri» è il commento dell’avvocato Daniela Ciancimino, che assiste Legambiente. Per il collega Antonio Feroleto, legale dell’Arci, invece, «se l’esigenza istruttoria del giudice era di trovare le prove di una condivisione al livello di governo della decisione di tenere a bordo i migranti fino al loro ricollocamento, questa non è emersa perché tutti i testimoni hanno tenuto a precisare che la decisione dello sbarco era un atto amministrativo di competenza del ministero dell’Interno e non era oggetto di dibattito».

Diversa la lettura che della deposizione di Massari fanno Salvini e l’avvocato Bongiorno. «L’ambasciatore ha detto che quello che ho fatto io è stato fatto prima ed è stato fatto dopo. Anzi, grazie a quello che ho fatto io si sono dati una sveglia», dice il leader della Lega. «Io ho fatto solo il mio dovere, salvando vite umane. Ora il governo Draghi si impegni a controllare chi entra ed esce in Italia». Per Bongiorno, invece, dalla parole del diplomatico «si desume che c’era una linea di governo ben precisa che prevedeva di sollecitare e invitare Ue a fare una redistribuzione dei migranti».