«La cannabis è la droga più utilizzata, e il consumo tra i minori è in continuo aumento. Per proteggere la loro salute sono necessarie regole chiare sulla compravendita e la distribuzione controllata».

Benvenuti nell’account Twitter ufficiale dei Verdi tedeschi che hanno appena nominato candidata-cancelliera Annalena Baerbock, classe 1980, deputata con zero esperienze di governo ma le idee chiarissime sul restart della Germania promesso agli elettori.

A partire dalla soluzione di «un problema di sicurezza sanitaria ed emersione dell’illegalità» che i Grünen non considerano secondario neppure in tempi di pandemia: secondo l’Ufficio federale per la prevenzione della Salute i consumatori abituali di cannabis nella Repubblica federale sono circa 4 milioni, mentre il 46% dei giovani tra e 18 e 25 anni ammette di avere fumato almeno una canna.

Per questo «smantellare il mercato nero e sgonfiare il business della criminalità organizzata» è l’imperativo di Baerbock rilanciato, non a caso, dal social del partito il 20 aprile in occasione del «Cannabis Day»: un messaggio diretto a chi auto-produce e consuma ma anche avviso agli sfidanti di Cdu e Spd che le trattative per il futuro governo si baseranno anche sulla proposta di legge che i Verdi hanno presentato al Bundestag nel 2020, bocciata dalla maggioranza.

La Cdu rimane l’ultimo argine alla liberalizzazione della cannabis in Parlamento. A eccezione dell’ultra-destra di Afd, da anni, tutti gli altri partiti sono orientati ad ammetterne l’uso anche per motivi ricreativi.

La proposta di legge dei Verdi prevede che ogni adulto possa detenere fino a 30 grammi e tre piante per uso personale, mentre regolamenta la filiera dalla coltivazione fino alla distribuzione. In più impegna il governo ad aumentare i finanziamenti per le politiche di riduzione del danno.

Attualmente il possesso di cannabis nei 16 Land tedeschi è ammesso quasi esclusivamente per uso medico su ricetta delle farmacie convenzionate. Ma il consumo è socialmente, culturalmente e anche giuridicamente tollerato, come dimostrano i giudici dei tribunali distrettuali che di norma non perseguono penalmente il possesso di piccole quantità a uso personale.
In compenso in Germania le mafie continuano a fare affari d’oro.

Emblematica la fotografia di Görlitzer Park, epicentro dello spaccio di cannabis di Berlino: un mercato nero aperto 24 ore su 24 a cui sono costretti a ricorrere i consumatori abituali nella capitale. Quando era al governo della città la Cdu aveva risolto il problema abolendo il concetto di modica minima quantità su tutta l’area del parco, con il risultato di spalmare la marmellata di pusher sull’intero quartiere di Kreuzberg. La legge ad hoc per Görlitzer Park venne ritirata per palese contrasto con le leggi federali e statali ma la via verso la «normalizzazione» della marijuana imboccata dai Verdi resta in salita e piena di ostacoli.

Daniela Ludwig, commissaria del governo federale per le droghe e i medicinali, della Csu, legge gli stessi numeri sul tavolo di Baerbock in maniera opposta: «I dati provano, al contrario, quanto sia importante educare i giovani sui rischi del consumo, insegnando loro che fumare marijuana non è cool. Non per niente ho appena lanciato il nuovo programma di prevenzione sulla cannabis».

In ogni caso, con buona pace dei cristiano-democratici, il consumo in Germania continua a non essere proibito. E fa giurisprudenza il riconoscimento dei giudici che si può consumare cannabis senza averla acquistata legalmente e la positività al test non può essere usata per dedurre alcun reato penale.