Una città dove la Storia ha prodotto traumi e ferite ma dove, allo stesso tempo, tutto sembra fare molta fatica a depositarsi, a lasciare tracce perenni. La Bucarest che la scrittrice e giornalista polacca Margo Rejmer racconta nel suo intenso, commovente e a tratti ironico reportage narrativo pubblicato da Keller (Bucarest. Polvere e sangue, pp. 300, euro 18,50, traduzione di Marco Vanchetti) è insieme metropoli e campagna, con i polli allevati nei vicoli, una sorta di museo a cielo aperto dell’architettura in stile sovietico voluta dal regime di Ceausescu e una vetrina del kitsch post ’89 con i locali coperti...