La capitale ucraina si sta preparando a un possibile assedio delle truppe russe, sempre più vicine alla capitale, sebbene anche Washington ieri abbia messo in dubbio la possibilità che l’esercito russo (in difficoltà nonostante i bombardamenti dei giorni precedenti) possa procedere a breve a un attacco su Kiev.

L’ESERCITO DI MOSCA, infatti, non avrebbe ancora il controllo dei cieli e avrebbe seri problemi di rifornimento del carburante per i propri mezzi, perché gli ucraini stanno sabotando in modo sistematico i camion con la benzina scarsamente difesi dai militari di Mosca. A questo si aggiunge la probabile preparazione di una città, Kiev, armata fino ai denti: la prospettiva di combattimenti «casa per casa» potrebbe dissuadere i comandi russi, considerando che l’esercito non sembra preparato ad affrontare situazioni di guerriglia.

Nel mentre proseguono le telefonate, i tentativi di ottenere un cessate il fuoco capace di alleviare per qualche ora gli ucraini dalle bombe e dal terrore e in grado di assicurare dei corridoi umanitari veri, reali e non fittizi come quelli garantiti fino ad oggi dalla Russia. Ieri c’è stata una telefonata tra il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz e Putin, ma pare che l’esito non sia stato granché positivo. No al cessate il fuoco, scontato, e nuova previsione di Macron (dopo quella dei giorni precedenti «il peggio deve ancora arrivare»): un funzionario della presidenza francese ha affermato che Putin «non sembrava pronto a porre fine alla guerra. Noi ne traiamo una conseguenza: Putin dovrà prendere atto di sanzioni ancora più pesanti rispetto alle attuali». L’Eliseo ha poi precisato che Macron ha chiesto a Putin di «togliere l’assedio a Mariupol, è umanamente insostenibile», mentre le accuse del leader del Cremlino a Kiev di aver commesso violazioni del diritto internazionale umanitario sono state definite «menzogne».

MA IL DIALOGO, a quanto pare, prosegue. Sia da fonti ucraine, sia da fonti russe, è arrivata l’assicurazione che i contatti tra le due delegazioni stanno proseguendo anche in video conferenza. È stato lo stesso presidente ucraino a specificare – dopo aver detto che «I russi possono prendere Kiev solo se la radono al suolo» – di essere aperto ai colloqui con il presidente russo Vladimir Putin, confermando di aver discusso della possibilità di negoziati a Gerusalemme con il primo ministro israeliano Naftali Bennett. Il leader ucraino ha aggiunto di aver sperato che Bennett potesse avere «un’influenza positiva» nei colloqui di pace con la Russia.

DA MOSCA è stato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dall’agenzia russa stampa Interfax, a raccontare che «I negoziati stanno continuando in video collegamento. Il consigliere presidenziale Vladimir Medinsky continua a guidare la delegazione – ha continuato Peskov – per quanto riguarda i dettagli, non facciamo commenti».

QUESTI COLLOQUI, ha spiegato il portavoce, sono il seguito dei tre incontri avvenuti in Bielorussia fra le delegazioni russa e ucraina. Il servizio stampa della presidenza russa, ha scritto Interfax, ha riferito in precedenza che il presidente russo Vladimir Putin ha informato in dettaglio al telefono il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz «su una serie di negoziati fra i rappresentanti russi e ucraini che si sono tenuti negli ultimi giorni in collegamento video». In serata la Bbc ha riportato le parole del ministro degli esteri ucraino Kuleba, secondo il quale il paese « è pronto ad avviare negoziati con la Russia, ma che le sue forze non si arrenderanno al regime di Vladimir Putin né accetteranno alcun ultimatum. La Russia sta portando avanti richieste inaccettabili per l’Ucraina. Le forze di Kiev avranno bisogno di più rifornimenti militari».

SITUAZIONE PARTICOLARE, infine, a Kherson, città caduta da alcuni giorni sotto il controllo dell’esercito russo. Ieri ci sono state delle proteste da parte della popolazione locale, come si erano già viste nei giorni scorsi, e pare che la Russia abbia intenzione di portare avanti un referendum come aveva fatto in Crimea nel 2014.

I MEDIA UCRAINI hanno riportato che Mosca «sta preparando un referendum nella città portuale di Kherson, nel sud dell’Ucraina, con l’obiettivo di creare una “repubblica popolare” come quelle create nel 2014 e nel 2015 nelle province di Donetsk e di Luhansk».

I russi starebbero chiamando i deputati del consiglio regionale di Kherson chiedendo se sono pronti a «cooperare», ha affermato su Facebook Serhiy Khlan, deputato del governo regionale di Kherson ed ex membro del parlamento ucraino.