Non resta molto in piedi dell’ospedale Shifa di Gaza city da cui, nella notte tra domenica e lunedì, si sono ritirate le truppe israeliane che lo avevano circondato e occupato a metà marzo. Due settimane di incursioni, mitragliate, attacchi aerei, esplosioni e incendi. Il principale centro sanitario di Gaza, il meglio attrezzato e specializzato a disposizione di oltre due milioni di civili, ora è solo macerie ed edifici anneriti dalle fiamme. Di fatto ha cessato di esistere da un punto di vista operativo, ci vorranno decine milioni di dollari per riparare i danni ai locali e comprare macchinari nuovi. Al momento solo quattro ospedali rimangono operativi e con capacità minime nel sud di Gaza e sono chiamati ad assistere oltre l’80% della popolazione della Striscia.

Le immagini giunte ieri da Gaza mostravano centinaia di persone che andavano su e giù per i cumuli di terra e detriti in cui carri armati e bulldozer hanno trasformato il cortile dello Shifa. Intorno all’ospedale palazzi abbattuti o danneggiati gravemente dalle esplosioni e dai roghi. Il ministero della sanità di Gaza e testimoni ha riferito del ritrovamento di centinaia di cadaveri, alcuni dei quali in decomposizione o mutilati, trovati all’interno e nei dintorni del complesso medico. Più di tutto hanno denunciato con forza le esecuzioni sommarie, a sangue freddo, che avrebbero compiuto i militari israeliani alla caccia di combattenti e capi politici di Hamas e Jihad. Anche medici e infermieri non sarebbero stati risparmiati nelle passate due settimane, secondo i testimoni citati dai media locali.

Sono stati uccisi anche 21 pazienti, altri 107 sono ancora nell’ospedale, tra cui quattro bambini, avverte l’Oms. Il suo direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, su X ha ribadito che «gli ospedali vanno rispettati e tutelati; non devono essere usati come campi di battaglia». Parole dirette a Israele ma forse rivolte anche ad Hamas che non ha negato di avere suoi uomini nell’ospedale pur descrivendoli come responsabili per questioni umanitarie. Il movimento islamico ha sempre smentito di aver creato nello Shifa una sua base militare, la tesi che Israele ha usato per assaltare l’ospedale, lo scorso novembre e poi nei giorni scorsi. L’esercito che inizialmente aveva descritto l’attacco allo Shifa «un’operazione mirata e precisa» sostiene di aver portato a termine, senza alcun danno per i pazienti e i civili, una importante «operazione antiterrorismo», in cui sono stati uccisi o arrestati centinaia di miliziani armati. Anzi, per il ministro della Difesa Gallant, l’attacco all’ospedale di Gaza city avrebbe persino «avvicinato Israele all’obiettivo del crollo di Hamas e ha reso chiaro che l’organizzazione si sta disintegrando dall’interno». Quindi ha lodato le truppe e i servizi di intelligence che hanno partecipato o contribuito all’assalto. Ora ci sono altri due ospedali palestinesi circondati, l’Amal e il Nasser di Khan Yunis, e rischiano di subire la stessa sorte dello Shifa.

Anche ieri si sono registrati attacchi aerei con vittime in varie zone di Gaza, in particolare a Nuseirat. Altri 63 palestinesi sono stati uccisi durante la notte di domenica secondo i dati riferiti dal ministero della Sanità. In queste ore sale la tensione tra l’Anp di Ramallah e Hamas dopo che agenti dei servizi di sicurezza agli ordini di Abu Mazen sono entrati, sabato notte, per scortare un convoglio umanitario dal valico di Rafah a Gaza assieme alla Mezzaluna rossa egiziana e con l’approvazione israeliana ma senza un coordinamento con il movimento islamico. Hamas ha reagito arrestando 10 agenti dell’Anp. Altri due agenti sono stati uccisi in circostanze non chiare alla rotonda Kuwait. Il numero totale dei palestinesi uccisi dal 7 ottobre è di 32.845, quello dei soldati israeliani di 600, di cui 256 caduti in combattimento a Gaza. Israele ha comunicato ieri che un drone lanciato da un gruppo armato iracheno ha raggiunto Eilat sul Mar Rosso e colpito una base navale.

Un ministro israeliano, Yitzhak Wasserlauf, responsabile per lo sviluppo del Negev e della Galilea, ieri è tornato a chiedere la ricostruzione delle colonie ebraiche a Gaza, per realizzare la «vittoria totale» su Hamas. «Una vittoria totale significa il ritorno a stabilirsi lì. Questa è la punizione (di Hamas) per ciò che hanno fatto il 7 ottobre. Se non lo facessimo, i nostri soldati sarebbero caduti per niente», ha detto Wasserlauf che ha invitato l’esercito a lanciare al più presto un attacco di terra su Rafah. L’ultima offensiva, come viene chiamata, di cui Israele e Usa avrebbero dovuto discutere ieri in videoconferenza, secondo quattro funzionari israeliani e statunitensi citati dal portale d’informazione Axios. L’incontro avrebbe dovuto svolgersi la scorsa settimana, ma Israele ha deciso di annullarlo dopo che il 25 marzo gli Stati uniti non hanno esercitato il diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu, consentendo l’adozione di una risoluzione sul cessate il fuoco immediato a Gaza. Secondo la Cnn, gli Usa offriranno a Israele «alternative» per raggiungere l’obiettivo di «smantellare» Hamas senza lanciare l’attacco nella zona sud della Striscia. Intanto Israele ha presentato all’Onu una proposta per smantellare l’Unrwa, l’agenzia che assiste i profughi palestinesi. Nel darne la notizia il quotidiano britannico “The Guardian” aggiunge che la richiesta è stata presentata alla fine della scorsa settimana dal capo di Stato maggiore israeliano, generale Herzi Halevi, ai funzionari delle Nazioni Unite in visita Israele.