A metà dicembre 2022 l’Italia dal punto di vista del tempo atmosferico era divisa in due: freddo e neve sparsa a nord, temperature quasi primaverili al centro e al sud. Nella seconda metà di gennaio 2023 questa «spaccatura metereologica» si è quasi ribaltata: da giorni il centro-sud è abbondantemente imbiancato anche a basse quote e spazzolato da venti burrascosi, mentre il nord rimane ai margini, con tempo asciutto e ampie schiarite. Le immagini delle coste sotto la bufera e dell’arco alpino immerso nel cielo azzurro portano inevitabilmente a chiedersi se ci sia qualcosa di anomalo e una correlazione con l’ormai accertata crisi climatica. Secondo il professor Antonello Pasini, fisico del clima del Cnr, quello a cui stiamo assistendo in questi giorni, un’irruzione fredda da nord, rientra nella dinamica del periodo. «Vedere nevicare nel meridione mentre al nord stanno asciutti è singolare ma la neve è arrivata anche alle alte latitudini».

Che tipo di circolazione atmosferica sta provocando la distribuzione delle perturbazioni in Italia in questa fase?

Succede che l’anticiclone delle Azzorre, un’ area di alta pressione che porta tempo asciutto, si è spostato più a nord dell’Oceano Atlantico, favorendo sul suo fianco orientale la discesa di correnti fredde, perché se una massa d’aria va verso il circolo polare artico, si verifica uno spostamento di un’altra massa d’aria nella direzione opposta; questo ha determinato una zona di bassa pressione, che porta con sé nubi e precipitazioni; essendosi isolata dalla normale circolazione ovest -est che caratterizza le nostre latitudini, si è installata sul Mar Mediterraneo e vi circola con moto antiorario; una depressione, una «goccia fredda», come la chiamano i meteorologi, che rimane in loco fino a che non si è colmata, ovvero completamente esaurita del suo carico di pioggia ed energia.

E per quanto riguarda gli altri paesi europei?

Quello che sta succedendo in Europa è molto interessante: l’anticiclone delle Azzorre dopo essersi diretto verso nord ha piegato verso est, prendendo il posto in Europa centrale di quella massa d’aria fredda scesa sul Mediterraneo. Quindi l’anticiclone si sta protendendo fino alle isole britanniche fino addirittura alla Scandinavia meridionale, quindi tutta l’Europa centro-settentrionale (Inghilterra, Francia del nord, Belgio Germania etc.) sono caratterizzati da alta pressione con tempo sereno, mentre la bassa pressione e relative precipitazioni sono rimasti più a sud.

Nessuna anomalia quindi?

Il movimento dell’anticiclone dell’Azzorre è un fenomeno che stiamo osservando, come questo spostamento della circolazione nel Mediterraneo da sud a nord che sostituisce quella da ovest a est; la correlazione con i cambiamenti climatici è in fase di studio. Questo non significa che questo inverno non presenti delle anomalie. Abbiamo avuto un inizio di inverno estremamente caldo che si è tradotto, quando è arrivato questo flusso da nord, in precipitazioni piovose molto violente, alluvioni lampo e anche, attenzione, grandinate che, ricordiamocelo, sono fenomeni estivi o al massimo autunnali. Questo probabilmente perché il Mare Mediterraneo in quel periodo ha raggiunto un temperatura superficiale di 1-2 gradi al di sopra della media: un calore extra fornito al sistema che ha determinato maggiore evaporazione dell’acqua e accumulo di energia nell’aria. L’inverno ha risentito di quel calore, questo è quello di cui dobbiamo preoccuparci a mio avviso; fortunatamente non ci sono stati grossi danni ma il fenomeno era impressionante. Poi la temperatura è finalmente scesa ed è arrivata la neve a bassa quota con problemi di altro tipo.

Questa ondata di calore invernale ci sta dando un assaggio di come saranno i prossimi inverni? Così come è stata un’estate da record per caldo e siccità, sarà anche un inverno da record?

Come sempre non bisogna guardare al singolo anno perché esiste la variabilità climatica che può creare situazioni diverse da un anno all’altro, bisogna osservare le tendenze di lungo periodo. Non è un caso, per esempio, il fatto che l’osservazione delle temperature medie anche globali mostri annualmente una certa fluttuazione, mentre se la media viene fatta per decenni, quello che emerge è una curva che sale sempre e rapidamente da almeno 60 anni. Noi climatologi siamo abituati a lavorare su scale trentennali, ma anche sui dieci anni si può osservare qualcosa di significativo. I dati di un singolo anno possono essere «mascherati» dalle naturali oscillazioni del clima, pensiamo all’alternarsi di fenomeni come El Niño e La Niña. Teniamo comunque presente che il 2022 è stato il quinto anno più caldo di sempre nonostante la presenza della Niña, che è un raffreddamento molto forte dell’Oceano Pacifico. Gli altri anni in cui si sono verificati i picchi di temperature eravamo in compagnia del Niño, che è il fenomeno opposto, ovvero un riscaldamento delle acque e dell’atmosfera pacifiche; dovremmo chiederci cosa succederà quando la Niña non ci sarà più.

Quali possibili relazioni fra effetti del cambiamento climatico e le dinamiche atmosferiche che stanno caratterizzando questo inverno?

Si potrebbe pensare che con il riscaldamento globale le correnti fredde debbano diminuire o essere meno intense; nella ricerca sul clima quello che i nostri modelli ci stanno mostrando almeno in relazione agli ultimi decenni e anche nelle osservazioni è che non aumenta solo la temperatura media ma anche la variabilità: questo determina una maggiore intensità e frequenza di eventi estremi di caldo, ma continueranno ad esserci alcuni eventi di freddo; questi ultimi, secondo alcuni articoli scientifici pubblicati recentemente (Cohen et al., Science 373, 1116–1121, 2021) possono essere correlati al fatto che le aree ghiacciate al Polo Nord stanno diminuendo. In che modo? La superficie fredda data dal ghiaccio contribuisce a «contenere» il flusso molto forte di venti freddi del cosiddetto vortice polare: la sua diminuzione potrebbe indebolire questo effetto di confinamento, intensificando un fenomeno che avveniva già in precedenza, l’irruzione di aria fredda sfuggita al vortice polare verso le medie latitudini. Episodi come l’ondata di freddo che ha colpito gli Stati Uniti nel febbraio 2021 sono stati interpretati con questo meccanismo; se anche quello che sta avvenendo oggi sul Mediterraneo sia ascrivibile a una dinamica di questo tipo è un’ipotesi allo studio. Non abbiamo ancora la capacità di dire che questa sia la causa, ma vediamo che ogni tanto succede. Naturalmente ci sono anche altri fattori in gioco, ad esempio la discesa di aria calda dalla stratosfera: sono situazioni estremamente complesse su cui noi ci facciamo delle domande.