«Ci sono lupi travestiti da pecore che cercano di intrufolarsi nella società con slogan contro la democrazia». Herbert Reul, ministro degli interni del Nordreno-Vestfalia (Cdu) denuncia ciò che si muove dietro le quinte delle proteste “spontanee” contro le norme anti-coronavirus.

Mentre Thomas Haldenwang, presidente dell’Ufficio per la protezione della Costituzione (il controspionaggio federale) lancia l’allarme sulla crescente «tendenza a strumentalizzare le manifestazioni di piazza da parte degli estremisti soprattutto di destra».
Una rete capillare, estesa a tutta la Germania, organizzata attivamente su internet, con l’obiettivo di riunire in un unico cartello le varie anime della protesta contro il lockdown. Ovvero mettere insieme cospirazionisti, neonazisti, antisemiti, “cittadini del Reich”, integralisti cristiani, ultraliberal e perfino i Lupi Grigi turchi contro la «dittatura sanitaria» della cancelliera Angela Merkel.

POCO IMPORTA se a Berlino non c’è mai stato l’obbligo di portare la mascherina (eccetto che nei negozi e sui mezzi pubblici), si può circolare e incontrare chiunque senza dovere rendere conto alle autorità, e perfino riunirsi in piccoli gruppi nei parchi come nelle piazze. Ancora meno se la World Medical Association ha appena accusato il governo tedesco di avere «sottostimato la pandemia e privilegiato l’economia» aprendo alla “fase due” senza che la situazione sanitaria sia completamente sotto controllo.

LA SOLA PAROLA che conta per gli anti-lockdown è quella di Attila Hildmann, classe 1981, autore e cuoco vegano di origine turca. Il suo nemico numero uno è il ministro della Sanità, Jens Spahn (Cdu) accusato di fare parte di «un complotto che mira ad abolire la democrazia in Germania attraverso la sorveglianza e la sporca e bastarda vaccinazione obbligatoria pagata a Bill Gates».

Ma Hildmann ha messo nel mirino anche Lothar Wieler, presidente del Robert Koch Institut, l’ente governativo responsabile della lotta al Covid-19, anche lui parte del «Nuovo ordine mondiale» pronto a reprimere le voci dissonanti.

ATTILA È LA CALAMITA perfetta per l’universo cospirazionista, un modello utile anche per Russia Today che – a suo dire – lo ha «svegliato dal suo disinteresse verso la politica». Prima del coronavirus si era occupato giusto di scie chimiche e piani degli alieni; dopo, invece, ha cominciato la sua battaglia contro Stato e governo farneticando sugli «acquedotti di Berlino avvelenati per tenere la popolazione tranquilla».

Un «mix di miti antisemiti e fantasie violente» per dirla con le parole di Matthias Schwarzer della rete d’informazione Rnd oppure «la combinazione tra la sopravalutazione delle sue capacità e la perdita della realtà» come riassume Sebastian Leber del quotidiano Taggespiegel.

Un caso tra il comico e lo psichiatrico: farebbe ridere se non fosse che Hildmann si è spinto a fissare il 15 maggio come «data della presa del potere». Non è più una barzelletta dunque, anche se viene raccontata da chi è convinto di essere spiato, oltre che dall’intelligence federale, «anche dai templari». Al punto che le catene di supermercati Kaufland e Vitalia dal 7 maggio si rifiutano di vendere i libri scritti dal cuoco vegano.

EPPURE HILDMANN rimane il leader ideale, in grado di spingere in piazza lo sparuto gruppo che la settimana scorsa ha occupato Alexanderplatz a Berlino quanto le 2.500 persone ammassate a Stoccarda. Tutti uniti da slogan come «Noi siamo il Popolo» (nato con la fine della Ddr e oggi abusato dall’estrema destra), «Contro il Regime sanitario» e il «terrorismo dei vaccini».