L’annuncio delle «sanzioni contro i media finanziati dal Cremlino e implicati nella disinformazione e strumentalizzazione dell’informazione» è stato pubblicati ieri mattina dalla Ue. La decisione, che porta alla chiusura delle 5 sedi europee di Rt (ex Russia Today) e dell’agenzia Sputnik, era stata anticipata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, domenica scorsa. Per difendersi dalle accuse di censura, che si sono levate ieri da parte di sindacati dei giornalisti, la Commissione spiega che si tratta esclusivamente di una «sanzione economica»: non è il lavoro dei giornalisti a essere colpito, ma le strutture di diffusione, che sono utilizzate «in modo strategico» dalla Russia. La misura è «temporanea».

LA UE, NEL COMUNICATO, cita l’art.10 della Convenzione dei diritti dell’uomo che difende il pluralismo. Il sindacato dei giornalisti francese, Snj-Cgt, protesta contro «un atto di censura». I conti bancari di Rt France sono stati bloccati e i giornalisti si preoccupano degli stipendi. La decisione della Commissione dovrà essere applicata dai singoli stati membri, ognuno dovrà rispettare le proprie regole. Ma la Commissione è pronta a difendere la decisione in tribunale, in caso di ricorsi.

«In questi tempi di guerra – ha spiegato von der Leyen – le parole hanno la loro importanza. Siamo testimoni di atti di propaganda e di disinformazione su grande scala. Non lasceremo i difensori del Cremlino rovesciare le loro menzogne tossiche per giustificare la guerra condotta da Putin, non li lasceremo seminare i semi della discordia nella nostra Unione». Per l’Alto rappresentante della politica estera, Josep Borrell, «la manipolazione dell’informazione e la disinformazione sistematica da parte del Cremlino vengono utilizzate come uno strumento operativo nell’aggressione contro l’Ucraina» e sono «una minaccia importante e diretta all’ordine pubblico e alla sicurezza nell’Unione».

DAL 2015, C’È LA TASK FORCE East StratCom del Servizio Esterno della Ue, che analizza la propaganda attraverso i media nell’est Europa. Le sanzioni riguardano tutti i mezzi di trasmissione e diffusione, cavo, satellite, tv Internet, piattaforme, siti web e le applicazioni. Vengono sospese tutte le licenze, in tutti gli stati membri, da subito. Alcuni paesi sono già intervenuti contro Rt e Sputnik dall’inizio dell’aggressione russa in Ucraina, a cominciare dai Baltici e Polonia. La Germania ha proibito la diffusione dell’edizione tedesca di Rt perché era priva di licenza (la redazione era in Russia, a differenza della Francia, che è a Parigi). Mosca ha reagito chiudendo Deutsche Welle in Russia e sono attese altre ritorsioni, contro media occidentali e anche sui visti dei giornalisti.

La diffusione di Rt è stata bloccata anche da YouTube, Tik Tok, Facebook (Instagram) e Msn di Microsfoft, persino da Telegram, mentre Twitter in un primo tempo ha pubblicato solo un avvertimento per il link, per poi applicare la decisione Ue. La Russia ha bloccato Tv-Rain, il solo canale indipendente e il redattore-capo lascia il paese.

IERI, LA COMMISSIONE ha precisato anche le sanzioni relative all’esclusione dal sistema interbancario Swift. Il deswifting riguarda 7 banche russe, 3 delle quali erano già sotto sanzioni, con il gelo degli averi: si tratta di Veb, il braccio finanziario di Putin; di Psb, legata al ministero della Difesa; e di Rossiya, la banca degli alti funzionari. Le altre 4, che sono già nella lista degli Usa, sono Btb, la seconda banca del paese, Okritie, di proprietà della Banca centrale, i cui attivi sono stati già gelati (e che doveva essere comprata da Unicredit), Novikom, che finanzia imprese, anche nel settore del petrolio e del gas e Sovcombank. Ci sono volute ore di discussioni tra i 27 per stilare questa lista, Germania, Italia e Ungheria hanno frenato per evitare di colpire i pagamenti del gas, mentre Polonia e Baltici avrebbero voluto un pacchetto più consistente. Non c’è Gazprombank e neppure Sberbank, la prima banca russa, ma la filiale di Vienna è in fallimento dopo il crollo delle filiali in Croazia e Slovenia. Via la Russia anche da Visa, Mastercard, Apple Pay e Google Pay. Era già successo nel 2014, per la Crimea, e la Russia aveva creato Mir, un suo sistema di pagamento alternativo.