È stata una notte di bombardamenti molto intensi in Ucraina. Nonostante le dichiarazioni dei giorni scorsi sulla possibile apertura di tavoli negoziali a causa dello stallo sul campo, gli attacchi dalla distanza continuano senza sosta e il bollettino delle vittime si allunga quotidianamente.

KHERSON è stata la città più colpita, con almeno un morto e tre feriti causati dai missili lanciati sul centro città dal lato orientale del fiume Dnipro. «Ancora una volta una scena apocalittica», ha dichiarato il governatore locale Oleksandr Prokudin su Telegram. «Vetri rotti, infissi divelti, case in rovina. Persone con voci tremanti che raccontano quello che hanno passato». A Nikopol, che si trova sulla sponda opposta del fiume rispetto alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (attualmente occupata dai russi), una donna è stata uccisa e quattro civili sono rimasti feriti da una flottiglia di droni kamikaze, ha dichiarato il capo dell’amministrazione regionale Sergii Lysak. Anche lungo il fronte est, nel Donetsk e a Kupiansk, si contano altre vittime, ma la paura maggiore dei vertici ucraini al momento è per le regioni nelle retrovie. Kiev teme che le forze armate russe replichino la strategia dei bombardamenti a tappeto dello scorso inverno per fiaccare la capacità di resistenza del popolo ucraino. Milioni di persone infreddolite, affamate, esauste dopo quasi due anni di guerra potrebbero essere l’arma in più per raggiungere una tregua che lasci a Mosca i territori occupati, ritengono al Cremlino.

STANDO A DIVERSI report di centri studi internazionali le industrie belliche della Federazione russa stanno lavorando da mesi a ritmi da record, sfiorando aumenti del 600% in alcuni settori specifici, come le munizioni di medio calibro, e raddoppiando o triplicando la produzione di missili rispetto al regime pre-bellico. Tutti sanno che questi nuovi armamenti saranno scagliati contro le infrastrutture energetiche e le basi militari ucraine e le batterie di contraerea fornite dall’Occidente alle forze armate di Kiev non sono una garanzia sufficiente. Anche perché ogni missile sparato dalle batterie statunitensi costa circa un milione di dollari, mentre alcuni dei missili russi non arrivano a 100 mila: una disparità molto significativa, soprattutto in un’ottica di durata. A tale proposito, ieri il vice-capo di gabinetto del presidente Zelensky, Oleksii Kuleba, ha già dichiarato che «gli occupanti stanno aumentando il numero e l’intensità degli attacchi».

MA LA GUERRA non si combatte solo dalla distanza, alla fine sono sempre i fanti ad occupare le posizioni nemiche. Dopo mesi di silenzio sulle sorti della brigata di mercenari Wagner in seguito all’attentato aereo che è costato la vita al fondatore del gruppo, Evgeny Prigozhin, ieri si è diffusa la notizia della ripresa dei reclutamenti. Ora che la Wagner è parte della “Rosgvardia”, la Guardia nazionale russa, e quindi direttamente sottoposta al potere del ministero della Difesa, il capo è diventato Pavel Prigiozhin. Proprio il figlio di Evgeny, diventato il nemico numero uno di Putin e molto probabilmente punito per la sua hybris. Secondo alcuni siti russi, nelle città di Perm e Novosibirsk vengono arruolati uomini con esperienza di combattimento, anche ex-mercenari, con contratti almeno semestrali che oscillano tra gli 860 e i 2.500 dollari.

A LATERE degli eventi bellici, Maria Llova-Belova, commissaria della presidenza russa per i diritti dei bambini, ha rivelato all’agenzia Tass che 5 bambini ucraini portati in Russia dopo l’invasione sono stati scambiati con una minore russa nell’ambito di una trattativa gestita dal Qatar. «Nel prossimo futuro un altro gruppo si preparerà per il ricongiungimento» con i familiari, ha aggiunto la commissaria.