Disoccupazione, aumento della povertà, calo della natalità: sono questi i «problemi veri del Paese», sui quali «la gente vuole vedere il Parlamento impegnato» senza soste. Non si capisce, quindi, perché invece perda tempo sulle unioni civili.
Il cardinal Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, è intervenuto ieri mattina, nella seconda giornata dell’assemblea generale della Cei – dopo che lunedì papa Francesco l’aveva aperta con un discorso contro le «ambizioni di carriera e di potere» e le tentazioni dei beni economici da parte delle istituzioni ecclesiastiche – e ha affondato la legge sulle unioni civili approvata giovedì scorso.
«Non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze, già per altro previste dall’ordinamento giuridico, ma a schemi ideologici», ha detto Bagnasco nella sua relazione, entrando poi nel merito. «La recente approvazione della legge sulle unioni civili – ha precisato il presidente della Cei – sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalistici, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, così già si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà». Per rafforzare il suo pensiero, ha citato la dichiarazione congiunta sottoscritta a febbraio a L’Avana da papa Francesco e da Kirill, patriarca ortodosso di Mosca: «La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e una donna. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione». E ha anche richiamato le parole del papa sulla «teoria del gender», «uno sbaglio della mente umana».
Una posizione netta e già nota quella del cardinal Bagnasco, il quale alla vigilia del Family day di gennaio aveva salutato la manifestazione al Circo Massimo contro l’allora ddl Cirinnà come un’iniziativa «condivisibile» e dalle finalità «assolutamente necessarie». Che però coincide più con quella degli integralisti cattolici alla Adinolfi e Gandolfini – promotori appunto del Family day – o degli atei devoti alla Quagliariello e Ferrara, che con quella dell’intero episcopato italiano, non più allineato come una falange macedone con le posizioni della presidenza della Cei, come sembrava accadere ai tempi di Camillo Ruini. Al punto che persino Avvenire, all’indomani dell’approvazione delle unioni civili, aveva preso le distanze dalla proposta di referendum abrogativo lanciato dai crociati del centro destra. «Non appaiono utilmente creative la prospettiva, evocata da alcuni, di una battaglia referendaria per abolire totalmente la nuova legge né quella di fare appello all’obiezione di coscienza di quanti saranno chiamati a registrare le unioni civili previste e regolate dalla legge», scriveva venerdì scorso sul quotidiano della Cei Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani.
La relazione di Bagnasco – pronunciata nella Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, in cui in decine di parrocchie cattoliche e comunità protestanti si celebrano veglie di preghiera in ricordo delle vittime delle discriminazioni – ha affrontato anche altri temi sociali e di politica internazionale, come le violenze contro i cristiani in Medio Oriente e un forte richiamo all’Europa perché accolga i migranti.
Per quanto riguarda l’Italia, i problemi si chiamano soprattutto disoccupazione e povertà, che non accennano a diminuire. Poi la diffusione incontrollata del gioco d’azzardo – soprattutto per la «devastante» diffusione delle slot machine negli esercizi commerciali – e il calo della natalità, che richiede misure energiche a favore della famiglia: si vedono «segnali positivi di sostegno e promozione della famiglia» che però «hanno bisogno di essere incentivati» e «diventare strutturali», ha detto in proposito Bagnasco, chiedendo «una manovra fiscale coraggiosa che dia finalmente equità alle famiglie con figli a carico».